Osservazioni dell'eurodeputato di Jobbik Márton Gyöngyösi:
Le regole e le norme fondamentali delle interazioni sociali devono essere state definite dalle prime comunità preistoriche. Lo sappiamo per certo, poiché nessuna comunità umana può funzionare senza tali regole. Nel corso della storia, le nostre società hanno sempre cercato di definire gli elementi chiave di queste norme di cooperazione e di comportamento in una forma scritta e legale. Questi costumi e regole appartengono agli elementi più importanti delle civiltà umane mentre le loro potenziali variazioni formano le linee di separazione tra le diverse culture.
Fin dalla diffusione di Internet, è in corso un dibattito su come la regolamentazione delle piattaforme digitali debba rapportarsi alle norme consuetudinarie della “vita reale”.
Abbiamo bisogno di un regolamento? La questione è diventata sempre più urgente di recente.
Agli albori di Internet, l'accesso al World Wide Web era limitato a un gruppo relativamente piccolo di individui che, a causa della loro socializzazione, avevano già determinate norme e idee comuni sulle attività online, ma da allora questa situazione è cambiata radicalmente. In primo luogo, Internet è diventata una piattaforma intergenerazionale e interculturale comunemente utilizzata e, in secondo luogo, la comparsa dei social media ha portato l'interattività online a un livello completamente nuovo. Queste tendenze sono state ulteriormente intensificate dai blocchi pandemici che hanno costretto tali masse di persone davanti agli schermi che altrimenti sarebbero state perse per il mondo digitale.
Laddove giorno per giorno compaiono tante persone, tante opinioni e tante notizie, se non ci sono normative in atto possono facilmente verificarsi situazioni di emergenza reale. Gli anni 2000 ci hanno mostrato il tipo di spazio che Internet potrebbe dare alla libertà di parola e al dialogo sociale, mentre
gli anni 2010 hanno rivelato la sfortunata verità che Internet concede uno spazio quasi illimitato anche alle ideologie estremiste.
Inoltre, è diventato anche chiaro che gruppi altamente pericolosi e camere d'eco possono formarsi anche in America o altrove nel mondo sviluppato, e non solo nel Medio Oriente che già lotta con gravi problemi sociali.
A questo proposito, basti ricordare l'atmosfera estremamente intensa delle elezioni presidenziali americane, o l'assedio del Campidoglio degli Stati Uniti.
Naturalmente, i politici populisti hanno già preso atto di queste tendenze. Sono stati infatti i primi a sfruttare le opportunità offerte da Facebook, Twitter e altre piattaforme. E adesso,
i politici populisti che hanno già assicurato una salda presa sul potere nei propri paesi, sollevano sempre più frequentemente la questione della regolamentazione dei social media e di Internet.
Come ultimo esempio, il partito di governo ungherese sempre più dittatoriale Fidesz ha appena annunciato che adotterà una legge per regolamentare le società tecnologiche. Naturalmente, non abbiamo dubbi su quali siano le loro reali intenzioni sotto i soliti messaggi populisti sui diritti delle persone: ciò che vogliono veramente è fornire protezione legale per le campagne diffamatorie e di incitamento all'odio del governo, ora come al solito, così come per aver sabotato l'operato dell'opposizione.
Da un lato abbiamo il pericolo reale derivante dalla mancanza di regolamentazione di Internet, mentre dall'altro abbiamo le manipolazioni dei populisti che desiderano consolidare le loro opinioni estremiste con regolamenti. Cosa possiamo fare in questa situazione?
A mio avviso, se comprendiamo che una parte significativa della nostra vita si svolge oggi online, allora dobbiamo poter dichiarare che l'“autoregolamentazione” del sistema non è più sufficiente e
è necessaria una sorta di regolamentazione legale,
proprio come quando sono stati creati i primi stati o quando la motorizzazione si è intensificata. D'altra parte, dobbiamo anche impedire che la regolamentazione porti alla restrizione della libertà di parola o minacci i valori associati a Internet e ai social media.
La regolamentazione deve essere un processo molto delicato e finemente sintonizzato, simile al modo in cui un paese democratico è in grado di salvaguardare la sicurezza dei suoi cittadini garantendo al contempo i loro diritti umani.
A causa della natura di Internet, è probabile che le nuove regole vengano stabilite a livello transnazionale perché questo è l'unico modo per garantire uguali diritti agli utenti di Internet indipendentemente dalla loro nazionalità e per impedire ai politici populisti di portare avanti le loro agende antidemocratiche.
A livello nazionale, può essere opportuno considerare l'istituzione di un Ufficio di mediazione per Internet,
che proteggerebbe la libertà di espressione e offrirebbe proposte per eliminare i rischi causati da Internet. Sono convinto che se ci concentriamo sui diritti e sulla sicurezza delle persone, possiamo creare un sistema europeo proporzionato che non limiti la libertà e sostenga effettivamente il libero accesso alle informazioni smantellando le camere d'eco. Per quanto riguarda quest'ultima questione, credo che, come già spiegato nel programma di Jobbik per le elezioni parlamentari europee del 2019, il ruolo centrale nella soluzione potrebbe essere svolto da un servizio di media pubblico europeo che utilizzi mezzi di informazione “classici” e piattaforme online per plasmare il discorso pubblico democratico e contrastare le fake news.
Ritengo che le misure di cui sopra rappresenterebbero un passo importante verso la creazione di una comunità europea forte e democratica.
Fonte: www.gyongyosimarton.com
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