Il Consiglio d’Europa esorta l’Ungheria a riformare la legislazione in materia di migrazione e ergastoli

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha esortato le autorità ungheresi ad allineare senza ulteriori indugi la legislazione nazionale sulle condanne all’ergastolo alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e a fissare un calendario per le riforme necessarie.

Il Consiglio d’Europa vuole riforme legislative in Ungheria in materia di ergastolo

Nella sua ultima riunione trimestrale per supervisionare l’attuazione delle sentenze della Corte, il Comitato dei Ministri ha adottato una Risoluzione provvisoria (*) nel gruppo di casi László Magyar contro Ungheria Questo gruppo di casi, che risalgono al 2014, riguardano violazioni del divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti dovuti all’ergastolo dei ricorrenti, sia senza diritto alla libertà condizionale sia con diritto alla libertà condizionale avendo scontato fino a 48 anni e un mese di carcere.

Il Comitato dei Ministri sottolineato che le violazioni constatate dalla Corte non richiedevano che ai ricorrenti fosse data la prospettiva di una liberazione imminente Ciò che è richiesto è che le condanne all’ergastolo dei ricorrenti possano essere considerate riducibili, conformemente alla giurisprudenza della Corte, in modo che ai ricorrenti siano fornite una prospettiva di liberazione e una possibilità di revisione, entrambe le quali devono esistere a partire dall’irrogazione della pena.

Il Comitato ha invitato le autorità ad allineare la legislazione ungherese alla giurisprudenza della Corte europea riducendo il periodo di attesa per i detenuti a vita prima che possano essere rilasciati e ad affrontare le preoccupazioni sollevate dalla Corte riguardo alle garanzie procedurali.

Il Comitato ha inoltre espresso profondo rammarico per la continua assenza di informazioni su eventuali sviluppi rilevanti e ha invitato le autorità ungheresi a presentare un piano d’azione aggiornato entro marzo 2025 al più tardi.

Il CoE chiede all’Ungheria di porre fine all’espulsione collettiva dei richiedenti asilo

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha invitato l’Ungheria a lavorare per garantire ai richiedenti asilo l’accesso ai mezzi di ingresso legale e porre fine alla pratica delle espulsioni collettive in Serbia, Il Comitato dei Ministri ha esaminato l’esecuzione da parte dell’Ungheria di tre sentenze emesse dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) in casi riguardanti richiedenti asilo, secondo una dichiarazione.

Il comitato ha stabilito che le autorità ungheresi non avevano valutato i rischi di maltrattamenti prima di espellere i richiedenti asilo in questione in Serbia. Ha invitato l’Ungheria a esaminare attentamente se i richiedenti asilo hanno accesso a un’adeguata procedura di asilo in Serbia e se il principio di non respingimento è rispettato, prima di espellerli.

In relazione ad un altro caso, l’organismo con sede a Strasburgo ha osservato che la Corte EDU aveva ritenuto che l’Ungheria avesse violato i diritti di un richiedente asilo a causa dell’espulsione collettiva del richiedente perché le autorità non avevano garantito all’individuo il diritto a un ricorso legale effettivo. La commissione ha invitato le autorità ungheresi a intensificare gli sforzi nella riforma del sistema di asilo per garantire un accesso effettivo ai mezzi di ingresso legale”.

I membri del comitato hanno inoltre espresso preoccupazione per le notizie sulle continue espulsioni collettive verso la Serbia. Ha invitato le autorità ungheresi a porre fine alla pratica di deportare i richiedenti asilo in Serbia senza la loro identificazione o valutazione della loro situazione individuale.

Il comitato ha inoltre invitato gli Stati membri del CdE a sollevare la questione dell’attuazione delle sentenze in questione con le loro controparti ungheresi.

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