Incredibili reliquie trovate in un furgone turco

MNO.hu riporta che delle reliquie rubate e contrabbandate, del valore di circa 160-200 milioni di HUF, sono state trovate in un furgone turco che attraversava l’Ungheria.
Le autorità ungheresi della contea di Bács-Kiskun hanno rilasciato una dichiarazione in una conferenza stampa, affermando che, durante un controllo stradale il 29 settembre 2016, hanno arrestato un uomo turco di 50 anni, perché stava guidando un furgone pieno di cimeli rubati e di contrabbando, il cui valore complessivo era di circa 160-200 milioni di HUF (quasi 600 mila euro).
Hanno scoperto che la cabina di guida conteneva 101 cimeli: 73 oggetti in bronzo provenivano dall’antica Urartu (oggi l’area della Turchia e, in parte, dell’Armenia), tra cui 14 monete d’oro romane, gres assiro e 9 sigilli cilindrici.
L’uomo ha collaborato e ha detto alle autorità che un suo conoscente gli aveva chiesto di trasportare gli oggetti da Istanbul alla Polonia, per 300 euro. Dopo l’arresto, è stata ordinata la custodia cautelare e, al termine delle indagini, è iniziato il procedimento per la ricettazione della merce rubata.
Mercoledì (8 febbraio) è stata proposta la confisca delle reliquie. Attualmente si trovano al Museo di Belle Arti di Budapest. La cattura è considerata unica, perché raramente si trova una tale compilazione di reliquie provenienti dal Vicino Oriente.
Tamás Dezső, archeologo e assiriologo, che ha coordinato l’ispezione degli oggetti, ha anche sottolineato quanto raramente si trovino reliquie di tale qualità e quantità: uno degli oggetti in bronzo di Urartu, che potrebbe risalire al 714-685 a.C., ha un valore teorico al di là dei numeri, in quanto ne esistono solo pochi esemplari al mondo.
Le monete romane sono state controllate da István Vida, archeologo del Museo Nazionale, che ha trovato oggetti appartenenti a Nerone, Vespasiano e Traiano. Gábor Kalla, archeologo, assiriologo e docente presso l’ELTE (Università Eötvös Loránd) ha ricordato che tra le reliquie c’erano anche dei falsi, notando che i gres erano, ad esempio, dei falsi moderni di grande qualità, proprio come i nove sigilli ispezionati da Zoltán Niederreiter, archeologo, storico, assiriologo e professore aggiunto presso l’ELTE.
Anche Tamás Dezső ha richiamato l’attenzione sui falsi, perché la loro qualità suggerisce che un laboratorio per la contraffazione di reliquie è molto probabilmente presente in Turchia o nelle sue vicinanze. In particolare, il fatto che gli ungheresi abbiano trovato una tale collezione sembra essere piuttosto inedito, e le autorità sono in contatto con la controparte turca. Finora, però, non si conoscono i progressi dell’indagine turca.
Foto: BRMFK
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