Corte di Strasburgo si pronuncia nuovamente contro l’Ungheria sulle condanne all’ergastolo reale

Strasburgo, 4 ottobre (MTI) La Corte europea dei diritti dell’uomo si è nuovamente pronunciata contro l’Ungheria in merito alle condanne all’ergastolo di due detenuti ungheresi.
L’istituzione della condanna all’ergastolo reale, che comporta un minimo di 40 anni di carcere, si qualifica come trattamento inumano e umiliante, ha stabilito martedì la corte.
I detenuti si sono rivolti alla corte per le norme emanate dall’Ungheria nel 2015 in risposta a una precedente sentenza della corte europea a loro favore, sostenendo che anche la nuova legge non è riuscita a garantire una reale prospettiva di rilascio dal carcere nel corso della loro vita.
La corte ha affermato che trascorre troppo tempo prima della prima opportunità di revisione della sentenza ai sensi dell’attuale legge ungherese, molto più a lungo del massimo di 25 anni raccomandato dalla corte in una precedente sentenza.
Criteri rigorosi per le decisioni di clemenza prese da una commissione non si applicano al presidente, che ha l’ultima parola su ogni motivo, ha affermato la corte, aggiungendo che anche il presidente non ha un termine per prendere tali decisioni e nessun obbligo di giustificarle.

