Manifestazione a Budapest in solidarietà con le persone queer, la polizia non interviene

Sabato pomeriggio si è svolta a Budapest una manifestazione pacifica a sostegno dei diritti LGBTQ+, che ha richiamato l’attenzione sulla legislazione discriminatoria e sulla retorica governativa contro le comunità queer in Ungheria. Nonostante l’attuale clima politico, comprese le leggi volte a limitare l’espressione LGBTQ+, la polizia non è intervenuta.
La protesta, iniziata in Piazza Erzsébet intorno alle 16.00, ha visto i partecipanti marciare lungo Viale Andrássy fino a Piazza degli Eroi. I manifestanti portavano bandiere arcobaleno e simboli LGBTQ+, con la polizia che assicurava il percorso e un furgone di sorveglianza video che accompagnava la marcia, ha riferito Telex. L’evento si è concluso alle 18.30 senza incidenti.
Manifestazione in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia
La manifestazione è stata organizzata da quattro organizzazioni per i diritti civili, tra cui il Comitato Helsinki Ungherese e Amnesty International Ungheria, in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia. Secondo Dávid Víg, direttore di Amnesty International Ungheria, la marcia ha uno scopo simile al Pride di Budapest e può costituire un precedente per i futuri raduni pubblici in presenza di crescenti restrizioni legali.
All’inizio di quest’anno, il Parlamento ungherese – dominato dal partito di governo Fidesz – ha votatoper modificare le leggi che regolano le assemblee pubbliche. In base alle nuove regole, le manifestazioni che vengono percepite come “promotrici dell’omosessualità o del cambiamento di sesso” possono essere vietate. Gli organizzatori e i partecipanti rischiano multe fino a 200.000 HUF (circa 500 euro). Il Governo giustifica queste misure sostenendo di voler proteggere i bambini, una motivazione ora sancita dalla Legge fondamentale ungherese.
Limitazione dei diritti fondamentali
Tuttavia, gli esperti legali hanno criticato questo approccio. Máté Szabó, direttore legale dell’Unione Ungherese per le Libertà Civili (TASZ), ha affermato che la restrizione dei diritti fondamentali, come la libertà di riunione e di espressione, deve soddisfare rigorosi criteri costituzionali: necessità, proporzionalità e idoneità a raggiungere l’obiettivo prefissato. Secondo Szabó, il divieto del Pride o di altri eventi legati al mondo LGBTQ+ non soddisfa questi criteri e non può essere giustificato solo invocando i diritti dei bambini, soprattutto quando non è possibile dimostrare un danno diretto.
La protesta di sabato ha quindi un significato simbolico e legale. In un clima in cui i diritti LGBTQ+ sono sempre più sotto pressione, la marcia ha rappresentato sia una dimostrazione di resistenza che un test dei confini legali in evoluzione delle assemblee pubbliche in Ungheria.
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Immagine in primo piano: illustrazione, Pride 2024.

