L’eurodeputato Gyöngyösi: è ora di ridurre la nostra dipendenza dall’energia russa

I pensieri dell’eurodeputato Jobbik Márton Gyöngyosi tramite comunicato stampa

Più chiaramente che mai, il conflitto in corso in Ucraina ha dimostrato che la preoccupazione di lunga data espressa da così tanti esperti potrebbe avverarsi: la Russia è pronta a utilizzare come arma l’energia contro l’Europa Quindi, è fondamentale tagliare la nostra dipendenza dall’energia russa il prima possibile Purtroppo, i risultati finora non sono affatto convincenti.

L’altro giorno la Commissione europea di Ursula von der Leyen è entrata in una paralizzante trappola comunicativa, in un primo momento, quando è stato annunciato il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, l’opinione pubblica potrebbe aver pensato che l’Europa fosse unita nel suo sostegno ai piani ambiziosi Una tale unità sarebbe stata un enorme passo avanti per due motivi: primo, il sesto pacchetto sarebbe stato più severo di qualsiasi misura precedente nel senso che avrebbe completamente vietato l’importazione di petrolio dalla Russia, e secondo, perché significherebbe che gli stati membri scettici sono finalmente convinti.

Come abbiamo visto la scorsa settimana però, non è stato affatto così, infatti, i governi di Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria sono tutt’altro che soddisfatti dei piani attuali poiché dipendono in modo significativo dal petrolio russo. 

Non sorprende che i leader di Budapest siano stati i più rumorosi a protestare contro il pacchetto, perché mantenere buoni rapporti con Mosca non è solo una questione economica ma politica per loro: negli ultimi anni, i media di propaganda di Viktor Orbán hanno quasi completamente convertito una quota significativa del pubblico ungherese ad un orientamento filo-moscovita, al punto che gli elettori più accaniti di Fidesz sostengono con veemenza la Russia.

Di conseguenza, la visita di Ursula von der Leyen a Budapest non ha ottenuto praticamente altro che lasciare che i media di Viktor Orbán avessero una giornata campale che colpisse il presidente della Commissione europea, mentre l’Unione europea ha subito l’ennesima enorme perdita di faccia contro un leader autoritario che avrebbe dovuto essere a lungo sanzionato invece di essere considerato come un partner con cui negoziare Ora l’Unione europea sembra essere costretta a scegliere tra due cattive opzioni: o si tira indietro dal sesto pacchetto o rimuove il suo elemento cruciale, cioè il divieto del petrolio. 

Entrambe le opzioni significherebbero un’enorme perdita di prestigio e un inchino a Viktor Orbán, controllato da Mosca. Ultimo ma non meno importante, invierebbe al mondo il messaggio che l’Europa non è unita.

Indipendentemente da qualsiasi gioco politico globale tuttavia, la minaccia rappresentata dalla dipendenza dal petrolio russo è molto reale, soprattutto in Ungheria La situazione è solo peggiorata negli ultimi dieci anni, in gran parte a causa dell’effettivo contributo del governo ungherese Guardando la questione in modo obiettivo, la sospensione del divieto petrolifero può essere una vittoria per Orbán, ma non è certamente una vittoria per l’Ungheria, perché se non cambia nulla, la sicurezza di milioni di ungheresi rimarrà nelle mani di un regime che può spegnere gli oleodotti o i gasdotti a suo piacimento.

Se l’Unione europea intende davvero essere un attore globale, deve fare del suo meglio per eliminare tali rischi anche se ci vogliono alcuni scontri frontali con alcuni leader autoritari.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *