La banca centrale ungherese lascia i tassi stabili mentre il picco dell’inflazione si profila

Martedì la Banca nazionale ungherese (NBH) ha lasciato invariati i tassi di interesse, come ampiamente previsto, prima di un previsto aumento dell’inflazione.
La banca, che si era impegnata a mantenere la stabilità dei prezzi durante la terza ondata della pandemia di coronavirus, considera l’aumento temporaneo ma ha affermato che monitorerà attentamente eventuali effetti di secondo impatto.
La NBH ha lasciato il suo tasso base allo 0,6% e il tasso sui depositi overnight al -0,05%, in linea con la previsione unanime degli economisti in un sondaggio Reuters, A 1201 GMT, il fiorino è stato scambiato a 362,65 rispetto all’euro, invariato rispetto ai livelli appena prima dell’annuncio.
La stragrande maggioranza degli economisti prevede inoltre che l’NBH lasci il tasso sui depositi a una settimana stabile allo 0,75% da un livello di settembre in cui è rimasto l’aumento di 15 punti base di settembre almeno fino alla fine del terzo trimestre.
“Non vi è alcuna considerazione di (allentamento quantitativo) tapering o rialzi dei tassi in questo momento,” ha detto l’economista Tatha Ghose a Commerzbank, aggiungendo che l’attuale posizione politica della banca è stata ampiamente considerata come adeguata.
“Non anticipiamo sviluppi in questa direzione fino a quando gli aumenti dei tassi della Fed non saranno chiaramente visibili, forse entro la fine del 2022. per ora, è probabile che lo status quo (di NBH) persista.”
La banca centrale prevede che l’inflazione complessiva si avvicinerà al 5% nel secondo trimestre, trainata dai prezzi del carburante e dalle variazioni fiscali, superando di un ampio margine la fascia obiettivo dal 2% al 4%.
Tuttavia, vede l’inflazione core corretta per le imposte, la sua misura preferita di tendenze durature dei prezzi, vicina al suo ancoraggio politico del 3% nei prossimi tre anni.
Alcuni economisti hanno detto, tuttavia, che Banca nazionale d’Ungheria potrebbe essere costretto ad aumentare il tasso sui depositi a una settimana se l’inflazione aumentasse ancora, indebolendo il fiorino ungherese, che aveva superato i minimi storici rispetto all’euro il mese scorso.

