Il gabinetto Orbán protegge le università e i media dall’influenza straniera

Nuove decisioni governative hanno ritenuto un certo numero di aziende e istituzioni di importanza strategica per l’Ungheria”, un cambiamento di status che limita seriamente la loro autonomia.
Secondo il PrivatBankar.hu, l’ultimo numero di Magyar Közlöny (la rivista ufficiale dell’Ungheria, dove vengono pubblicate tutte le misure a livello nazionale, comprese le nuove leggi e gli ordini emessi dal governo) contiene diversi passaggi che sono degni di interesse Il governo sta chiaramente spingendo per la costruzione del campus ungherese dell’Università di Fudan, esortando il ministro responsabile del progetto a firmare l’accordo strategico il prima possibile.
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C’è anche la notizia, un po’ preoccupante, di quasi 17,2 miliardi di fiorini (circa 47 milioni di euro) stanziati per misure antiterrorismo, oltre al budget precedentemente stabilito di 500 milioni di fiorini (circa 1.374.000 euro).
Tuttavia, la decisione del governo più degna di nota è quella riguardante l’elenco delle filiali considerate di importanza strategica per l’Ungheria”. A causa del loro ruolo centrale nel presente e nel futuro del paese,
le società che operano in questi settori sono tenute per legge a segnalare eventuali eventi significativi (ad esempio, un aumento di capitale, un cambio di proprietà, l’emissione di obbligazioni, scissioni e fusioni)
al governo. Si tratta di un regolamento inteso a proteggere queste organizzazioni chiave da influenze e interventi indesiderati.
Tipicamente composto da settori come i servizi pubblici, i trasporti e una serie di industrie critiche, come la produzione di elettronica e medicinali, l’elenco ora include anche l’istruzione, un’aggiunta che molti vedono come
il tentativo del governo di esercitare un controllo ancora maggiore su università e college.
All’interno del ramo della comunicazione, finora, solo le aziende che forniscono servizi di telecomunicazione hanno dovuto informare il governo di tali cambiamenti, ma la recente decisione ha esteso questo requisito a quasi tutto il settore dei media: società di produzione cinematografica e televisiva, etichette musicali, editori di libri e giornali e qualsiasi azienda che fornisce intrattenimento (audio)visivo.

