Sei geni ungheresi che hanno cambiato per sempre la storia della guida

Henry Ford, Ferdinand Porsche, e i fratelli Bentley Porsche i nomi dei pionieri dell’industria automobilistica sono ancora conservati negli stabilimenti da loro fondati Forse meno persone sanno, però, che anche ingegneri di origine ungherese hanno dato un contributo significativo allo sviluppo dell’industria Il nome di József Galamb, che progettò il modello Ford T, è ancora relativamente noto, ma sapevate che uno degli inventori della carrozzeria aerodinamica e della sicurezza automobilistica è anche di origine ungherese?
La prima era della guida iniziò quando due ingegneri tedeschi rivali, Karl Benz e Gottlieb Daimler, gettarono le basi per la rivoluzione della mobilità individuale realizzando il motore a combustione interna; questa è la prima pietra miliare nell’ascesa delle auto.
Anche gli ingegneri ungheresi hanno svolto un ruolo importante nella storia dell’industria automobilistica iniziata in quel periodo.
Con l’aiuto delle informazioni ricevute dal canale televisivo History, Origo richiama i più importanti pionieri ungheresi nell’industria automobilistica.
La nascita del carburatore
I primi motori a benzina utilizzavano ancora l’atomizzazione superficiale, per cui la miscela benzina-aria prodotta nella camera di combustione era solo più o meno buona Questo problema fu risolto dall’invenzione del carburatore, inventato da due dipendenti della fabbrica Ganz, Donát Bánki e János Csonka, professori dell’Università Tecnica.
L’idea, dice la leggenda, è stata data da una fioraia del circuito che ha spruzzato i fiori con uno spruzzatore d’acqua manuale.
Non sappiamo se questo sia vero In ogni caso, con l’invenzione, il motore a benzina è diventato un motore affidabile La domanda di brevetto fu loro concessa nel 1893, circa sei mesi prima del tedesco Wilhelm Maybach, In tutto il mondo, i due geni ungheresi sono ancora considerati gli inventori del carburatore.
Da Makó a Detroit
Nato in una povera famiglia contadina di Makó, József Galamb aveva già deciso a scuola di voler lavorare con le automobili, prima andò in Germania con una borsa di studio e poi viaggiò in America con tutti i soldi risparmiati per vedere la Fiera Mondiale di St. Louis del 1900, si stabilì poi a Detroit, dove Henry Ford lo notò Alla Ford, Galamb, con un altro ungherese, Farkas Eugene, progettò il T-Model.
Divenne una vera e propria vettura popolare, con 15 milioni venduti in vent’anni, durante la progettazione gli ingegneri di origine ungherese introdussero diverse innovazioni, la sua invenzione fu, ad esempio, il cambio planetario, fino al suo pensionamento come stimato impiegato alla Ford, si occupò della progettazione di diversi modelli di József Galamb, alias Joe Galamb, morto nel 1955 all’età di 74 anni a Detroit.
Il padre delle snelli
Le prime vetture furono realizzate con carrozzeria a carrozza angolare La scienza dell’aerodinamica fu portata nell’industria automobilistica da un ingegnere monarchico Nato in una famiglia ebrea ungherese, Pál Járay studiò a Vienna, Praga, e poi progettò dirigibili presso la famosa fabbrica tedesca Zeppelin, dopo la prima guerra mondiale, costruì la più grande galleria del vento del mondo all’epoca per poi dedicarsi alle automobili Si stabilì in Svizzera, dove aprì il suo ufficio di progettazione di carrozzerie.
Járay ha dimostrato che non basta semplicemente arrotondare le parti quadrate, poiché l’aria preferisce solo determinate forme. Ha utilizzato un parabrezza inclinato, ha posizionato le ruote sotto la carrozzeria e ha anche progettato l’abitacolo in una forma a goccia. Nel 1922, sotto il suo brevetto fu completata un’auto con un design scientificamente basato sull’aerodinamica, che superava la velocità di 100 chilometri orari con il suo motore da 1,5 litri e 20 cavalli. I suoi principi sono applicati anche da Audi, Bugatti e Mercedes.
Auto da corsa italiane con cuore ungherese
La storia della Formula 1 odierna iniziò nel 1950, ma già prima della seconda guerra mondiale si disputarono stagioni di gran premi e persino un campionato mondiale costruttori, il primo fu vinto dall’Alfa Romeo nel 1925; la loro vettura da corsa P2 vinse 2 delle quattro gare Il suo progettista fu chiamato Viktor János (EN) Ferrari è vero che il mondo non lo conosceva con quel nome come Vittorio Jano perché nato in Italia, da emigranti ungheresi, è stato uno dei progettisti leader nell’industria automobilistica negli anni ’20 e ’30 in seguito si è unito alla Lancia e poi alla
progettò il motore Jano V12 con il quale il celebre marchio vinse due campionati mondiali di auto sportive negli anni cinquanta.
Il suo lavoro è forse meglio lodato dal detto di Henry Ford: “Quando vedo passare un’Alfa Romeo, mi infilo il cappello.”
L’angelo custode degli autisti
Non lontano da Detroit si trova l’Automotive Hall of Fame, la sala degli immortali automobilistici, che ha avuto fino ad oggi un solo membro di origine ungherese, che, peraltro, è stato eletto, in modo senza precedenti, nel corso della sua vita. Béla Barényi nacque figlio di un ufficiale militare ungherese e di una ricca ereditiera austriaca, ma dopo la caduta del padre nella prima guerra mondiale, la famiglia si impoverì Eppure Barényi imparò la professione di ingegnere ed entrò nell’industria automobilistica tedesca.
Ha partecipato alla progettazione della barbabietola Volkswagen,
poi dal 1939, lavorò per la Mercedes, dove dedicò la sua vita principalmente al miglioramento della sicurezza Il suo nome è associato al piantone dello sterzo di sicurezza pieghevole, alla zona di sbriciolamento, al poggiatesta di sicurezza o all’abitacolo indeformabile, ma iniziò anche i crash test alla Mercedes La fabbrica automobilistica tedesca gli deve 2.500 invenzioni e brevetti, compresi quelli che da allora hanno definito non solo i prodotti Benz ma anche l’industria automobilistica nel suo complesso.

