Il gabinetto Orbán rimane fermo: non attuerà il patto migratorio
Nonostante “i ricatti e le minacce di Bruxelles”, l’Ungheria rifiuta il patto migratorio dell’Unione Europea perché va contro gli interessi nazionali, ha dichiarato Barna Pál Zsigmond, segretario di Stato del Ministero degli Affari Europei, in una conferenza stampa congiunta con Gyorgy Bakondi, consigliere capo del Primo Ministro per la sicurezza interna, lunedì.
Zsigmond ha detto che il patto che Bruxelles cerca di imporre all’Ungheria non è adatto a gestire la migrazione, perché invece di prevenire incoraggia la migrazione. Nonostante questo, la Commissione Europea continua a versare denaro, proprio ora altri 3 miliardi di euro, in un sistema che non funziona, e anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea e la Corte Europea dei Diritti Umani sono a favore della migrazione, ha aggiunto.
Allo stesso tempo, il modello ungherese che prevede la protezione delle frontiere esterne, un sistema efficace di espulsione, l’azione contro i trafficanti di esseri umani e la valutazione delle richieste di asilo al di fuori dell’UE funziona, e un numero crescente di Paesi ne riprende alcuni elementi, ha detto.
Le istituzioni dell’UE usano due pesi e due misure contro l’Ungheria, perché mentre criticano l’Ungheria per la costruzione di una recinzione di confine e rifiutano di rimborsare i 2 miliardi di euro spesi per la protezione delle frontiere, sostengono la Polonia che costruisce una recinzione di confine a est, ha aggiunto. Zsigmond ha detto che il motivo è che mentre la Polonia ha un governo di sinistra, l’Ungheria ha un governo di destra.
Bakondi ha detto che la pressione migratoria sta aumentando sul confine serbo-ungherese, con 5.931 casi di tentativi di attraversamento illegale del confine impediti già quest’anno, contro i 1.224 dello stesso periodo dell’anno scorso. I migranti sono sempre più violenti e le lotte sono diventate regolari tra i vari gruppi di trafficanti di esseri umani, a volte con esito mortale.
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