Sapeva che l’Ungheria aveva un’arma speciale nella Seconda Guerra Mondiale?

Quando si parla di armi della Seconda Guerra Mondiale, l’Ungheria è raramente menzionata tra i principali produttori di armi. Eppure, alla fine degli anni ’30, l’Esercito Reale Ungherese fece una scelta coraggiosa che portò allo sviluppo di un’arma da fuoco unica: la pistola mitragliatrice Király, nota anche come Danuvia dal nome del luogo di produzione.

Dai modelli stranieri all’innovazione ungherese

Secondo il rapporto di Portfolio, all’epoca le nazioni più piccole avevano due opzioni per equipaggiare i propri soldati con armi da fuoco moderne: acquistare armi dall’estero o cercare di produrne di proprie. L’Ungheria optò per una via di mezzo. Pál Király, un ingegnere ungherese di talento che in precedenza aveva collaborato con la svizzera SIG Sauer per le pistole mitragliatrici MKMO e MKMS, riprogettò l’MKMS in quello che divenne il Király 39M.

Király 39M géppisztoly submachine gun Hungary
La pistola mitragliatrice Király 39M. Foto: Wikimedia Commons/Steifer

Nel 1939, l’esercito ungherese testò la 39M contro l’MP40, presto leggendario, della Germania. L’arma tedesca era più economica, più leggera e disponeva di un calcio pieghevole. Tuttavia, il progetto ungherese ha impressionato con un sistema di otturazione più avanzato e una maggiore potenza di fuoco. Inoltre, era di produzione nazionale, il che faceva pendere la bilancia a suo favore. L’arma fu adottata ufficialmente come 1939M.

Germany's MP40
Un MP40. Foto: Wikimedia Commons/Quickload

Design distintivo ed evoluzione

Il 39M inizialmente presentava un calcio in legno e mire regolabili, in linea con gli standard dell’epoca. Ma con l’intensificarsi della guerra, l’arma fu sottoposta a molteplici riprogettazioni: un calcio pieghevole (1939/A M), poi un passaggio al metallo (1943M) e infine la rimozione completa delle parti in legno (1944M).

Ciò che distingueva il Király dalle sue controparti europee era la sua versatilità e robustezza, secondo Portfolio. Poteva essere dotata di una baionetta (insolita per le pistole mitragliatrici dell’epoca) e il suo alloggiamento del caricatore poteva essere ripiegato per il trasporto. La sua caratteristica più distintiva, tuttavia, era l’uso della potente cartuccia Mauser 9×25 mm. Questo le garantiva una maggiore gittata e penetrazione rispetto alle pistole mitragliatrici tedesche e sovietiche, ma introduceva anche problemi di affidabilità.

Mauser cartridge
Confronto tra le cartucce 9 mm Parabellum e 9 mm Mauser Export. Foto: Wikimedia Commons/Twalls

Punti di forza e di debolezza

Il proiettile Mauser, pur essendo potente, era già superato negli anni Quaranta. L’alta pressione che generava spesso causava l’inceppamento dei bossoli esausti nella canna, richiedendo lunghe riparazioni con un’asta di pulizia: uno scenario poco pratico in combattimento. Per ovviare a questo problema, l’Ungheria ridusse la carica di polvere da sparo nelle cartucce, ma questo diminuì le prestazioni dell’arma, cancellando gran parte del suo vantaggio rispetto ai modelli rivali. Inoltre, essendo l’unica arma del Fronte Orientale che utilizzava questo tipo di munizioni, la logistica divenne un onere significativo.

Eredità oltre l’Ungheria

Dopo la guerra, il fucile mitragliatore Király fu ritirato, ma la sua storia non finì lì. Pál Király emigrò nella Repubblica Dominicana nel 1948, dove sviluppò la carabina San Cristóbal basata sulla 39M. È notevole che l’arma sia rimasta in servizio in prima linea fino al 1990 e che continui a comparire nelle esercitazioni.

The San Cristóbal carbine
La carabina San Cristóbal. Foto: Wikimedia Commons/Gary Todd

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