Oltre 400 cantanti e artisti boicottano Israele a causa del “genocidio in corso” a Gaza

Più di 400 cantanti e artisti in tutto il mondo hanno annunciato la loro partecipazione ad un boicottaggio culturale volto a rimuovere la loro musica dalle piattaforme di streaming digitale israeliane, in segno di protesta per il genocidio in corso contro i palestinesi a Gaza.

I bambini soffrono – niente musica

Le immagini dei Palestinesi – soprattutto dei bambini – che soffrono la fame a causa dei continui attacchi di Israele a Gaza hanno alimentato una crescente indignazione globale e richieste di azione. Secondo Haaretz, l’iniziativa, lanciata con lo slogan “No Music for Genocide”, invita gli artisti a ritirare le loro opere dalle piattaforme israeliane come forma di protesta, ha scritto l’agenzia di stampa turca Anadolu .

Tra i firmatari figurano nomi di spicco come la band britannica Massive Attack, il gruppo scozzese Primal Scream e il gruppo indie americano Japanese Breakfast, oltre alla cantautrice statunitense Carole King, alla pop star giapponese Rina Sawayama e all’artista danese MO.

In una dichiarazione rilasciata dagli organizzatori della campagna, il boicottaggio cerca di fare pressione sulle principali etichette discografiche – tra cui Sony, Universal e Warner – affinché seguano l’esempio che hanno dato dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, adottando misure simili contro Israele.

Gaza genocide protest Israel
Foto: Anadolu/Moiz Salhi

Un’ondata più ampia di proteste

“La cultura non può fermare le bombe da sola”, si legge nella dichiarazione. “Ma può aiutare a respingere la repressione politica, a spostare l’opinione pubblica verso la giustizia e a rifiutare il lavaggio artistico e la normalizzazione di qualsiasi azienda o nazione che commette crimini contro l’umanità”.

Il boicottaggio fa parte di una più ampia ondata di proteste e di azioni culturali, sportive e artistiche in tutto il mondo che si oppongono alla continua offensiva di Israele a Gaza.

Anche il vicino dell’Ungheria sta protestando

Cinquantadue membri del Parlamento Europeo provenienti da 15 Paesi hanno chiesto giovedì all’Unione Europea di Radiodiffusione di escludere Israele dall’Eurovision Song Contest 2026, citando la guerra in corso a Gaza.

In una lettera all’Unione Europea di Radiodiffusione, i legislatori hanno sostenuto che Israele dovrebbe subire lo stesso trattamento della Russia, che è stata bandita dal concorso nel 2022 in seguito alla sua invasione dell’Ucraina. L’iniziativa è stata promossa dai partiti di sinistra del Parlamento Europeo.

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La lettera faceva anche riferimento alle indagini in corso da parte della Corte Penale Internazionale su presunti crimini di guerra e genocidio da parte di Israele, sostenendo che la sua partecipazione al concorso minerebbe i valori europei e servirebbe a normalizzare le atrocità.

L’appello arriva dopo che diversi Paesi – Islanda, Irlanda, Paesi Bassi, Slovenia e Spagna – hanno dichiarato che non parteciperanno all’Eurovision se Israele sarà ammesso alla competizione.

La posizione dell’Ungheria

Ad agosto, il Ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha dichiarato che lui e il suo omologo israeliano, Gideon Saar, erano d’accordo sulla necessità di migliorare l’accesso agli aiuti umanitari e sulla necessità che Hamas rilasciasse immediatamente tutti i suoi ostaggi, compreso l’ultimo ostaggio ungherese. Hanno anche concordato sulla necessità di ripristinare il diritto della popolazione locale alla sicurezza senza la minaccia di attacchi terroristici e di bombardamenti aerei, e sul fatto che Hamas non deve avere alcuna funzione in Medio Oriente in futuro, ha detto.

Ad aprile, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha effettuato una visita ufficiale in Ungheria, dove è stato accolto calorosamente dal Primo Ministro Viktor Orbán, nonostante il mandato di arresto della Corte Penale Internazionale (CPI) nei suoi confronti. Dopo la visita, il governo ungherese ha annunciato la sua decisione di ritirarsi dalla CPI, segnalando una posizione coraggiosa sulla questione controversa.

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