Il pre-lancio della 10ª Settimana Mondiale della Cucina Italiana porta un assaggio di Sicilia a Budapest – foto

La Casa Pomo d’Oro di Budapest – un po’ ristorante, un po’ palcoscenico culinario – è stata inondata dal profumo dell’aglio di Nubia, dei pomodori al sole e della cannella appena macinata martedì mattina, quando la chef siciliana Maria Piera Spagnolo ha preso possesso della cucina per una dimostrazione di cucina dal vivo. L’evento, ospitato presso il noto ristorante di Gianni Annoni nella capitale, ha segnato l’inizio della decima edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo.
La chef Piera Spagnolo, che dirige il Ristorante Tha’am a San Vito Lo Capo, ha portato un assaggio del Mediterraneo nella capitale ungherese, servendo couscous di pesce e storie della costa siciliana.
L’imminente 10ª Settimana della Cucina Italiana nel Mondo
Erano presenti Giuseppe Scognamiglio, recentemente nominato ambasciatore d’Italia in Ungheria, e Giovanna Chiappini Carpena, direttore dell’ufficio di Budapest dell’Italian Trade Agency, che ha organizzato l’evento. In un breve discorso, Carpena ha indicato il tema di quest’anno – salute, tradizione e innovazione – come filo conduttore della settimana a venire, con ulteriori eventi previsti in tutta l’Ungheria nell’ambito della celebrazione culinaria globale.
L’imminente 10ª Settimana Mondiale della Cucina Italiana è un’edizione particolarmente significativa, non solo perché segna un decennio di celebrazione del patrimonio culinario, ma anche perché sono in corso discussioni sulla possibilità che la stessa cucina italiana venga presto riconosciuta dall’UNESCO come parte del Patrimonio Mondiale.
Dal suo lancio nel 2016, l’iniziativa della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo ha portato a più di 10.000 eventi in oltre 100 Paesi – da dimostrazioni di cucina e conferenze a masterclass, incontri culturali e vetrine promozionali. Gli eventi di novembre, ha aggiunto Chiappini Carpena, evidenzieranno il profondo legame del Paese tra cibo, benessere e identità.
Visiti la nostra sezione dedicata per altre storie, caratteristiche e aggiornamenti relativi all’Italia.
Gianni Annoni e la chef Maria Piera Spagnolo si occupano della cucina
Per gli ungheresi, Gianni Annoni non ha bisogno di presentazioni. Il ristoratore nato a Milano, da tempo un punto fermo della scena gastronomica di Budapest, ha trascorso anni a promuovere la cucina italiana attraverso i suoi ristoranti e le sue apparizioni televisive. La sua Casa Pomo d’Oro non è solo un ristorante, ma una piccola ambasciata della cucina italiana.
In questa occasione, Annoni è stato affiancato dalla chef Maria Piera Spagnolo, il cui ristorante Tha’am (“cibo” in dialetto arabo) si trova a pochi metri dalle acque turchesi di San Vito Lo Capo. Qui prepara piatti tradizionali con un’identità decisamente siciliana. La passione della chef Piera Spagnolo per la cucina, ha detto al pubblico, è stata trasmessa da sua madre, che le ha insegnato che il cibo è “una storia raccontata con le mani”.
Dal Maghreb alla Sicilia: il viaggio del cous cous
Il Cùscusu, come viene chiamato in dialetto siciliano, è un piatto nato da uno scambio secolare: un’eredità araba del passato medievale della Sicilia, adottata e adattata dalle comunità costiere di Trapani. Con il tempo, l’agnello e il pesce mediterraneo hanno sostituito i ceci e il piatto è diventato un punto fermo locale.
Come ha suggerito lo chef Piera Spagnolo, è stato un simbolo dell’identità della Sicilia al crocevia.
“La cucina dei poveri”, ha aggiunto Annoni, “è spesso la più ricca”.
La preparazione del cous cous siciliano, ci è stato detto, non è per chi ha fretta. Richiede tempo, ritmo e tatto. “Bisogna tenere il composto farinoso come si tiene il seno di una donna”, ha detto la chef Piera Spagnolo, modellando delicatamente la semola con le mani.
Il piatto finale – cous cous di San Vito Lo Capo con pesce misto, mandorle, cannella, aglio, cipolla, prezzemolo e peperoncino – è stato una masterclass di equilibrio. La cannella, ha insistito, non è negoziabile. “Non è dolce qui; dà profondità”.
La famosa festa del cous cous di San Vito Lo Capo
Mentre mescolava, la chef Piera Spagnolo si è soffermata sul Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo, unimprobabile summit culinario che si tiene ogni settembre nel suo piccolo villaggio di pescatori. Lanciato nel 1998 con lo slogan “Make Cous Cous, Not War”, il festival è partito con un obiettivo di una semplicità disarmante: usare il cibo come forza di unione.
Da allora, ha attirato chef da oltre 20 Paesi, diventando un appuntamento fisso nel calendario culturale italiano e un simbolo del pluralismo mediterraneo. Giunto alla 27esima edizione, l’evento è riconosciuto a livello internazionale per la promozione del dialogo attraverso la cucina.
Il cous cous, dichiarato Patrimonio Culturale Immateriale dall’UNESCO nel 2019, serve qui come qualcosa di più di un pasto. È un gesto di ospitalità che va oltre la religione, la lingua e il confine.
San Vito Lo Capo, ha detto la chef Piera Spagnolo con tranquillo orgoglio, ospita solo 2.000 persone. “Ma durante il festival”, ha aggiunto, “diventa la cucina del mondo”.
Racconti e tradizioni dalla Sicilia
Tra il mescolare pentole e le domande, la Chef Piera Spagnolo ha parlato delle profonde radici arabe della Sicilia, che sono ancora visibili nella sua lingua, nei suoi edifici e nel suo cibo.
Ha condiviso la leggenda delle Teste di Moro, le teste di ceramica che si vedono sui balconi e nei cortili di tutta l’isola. La storia è sorprendente come la ceramica stessa: una bella donna siciliana si innamora di un moro. Quando scopre che lui ha una moglie a casa, lo fa decapitare in preda alla gelosia e gli pianta del basilico nel cranio. L’erba fiorisce e i vicini iniziano a creare le loro versioni in terracotta.
Oggi, i volti accoppiati – uno siciliano e uno moresco – sono icone della passione, della vendetta e delle storie intricate che hanno plasmato l’isola.
Cibo, patrimonio e un pizzico di Dolce Vita
Al termine della cena, il neo Ambasciatore d’Italia, Giuseppe Scognamiglio, si è alzato per fare un breve brindisi. Ha riflettuto sulla lunga storia di difficoltà del suo Paese, dalla guerra e dalla povertà alle ondate migratorie, e sulla resilienza che ne è derivata. “Ci ha dato molti tesori”, ha detto, “e uno di questi è il cous cous”. Poi, lanciando uno sguardo verso il tavolo, ha aggiunto: “Ma ora, preferisco mangiare che parlare”.
La degustazione è iniziata. Il cous cous era la semplicità siciliana al suo meglio. Tra un boccone e l’altro, Annoni ha riflettuto sui ritmi della vita italiana. “Non siamo in ritardo”, ha detto. “Viviamo solo in modo diverso”.
La dolce vita, ha spiegato, non riguarda l’indulgenza, ma la pazienza. Se qualcuno è in ritardo, ci si siede. Si guarda la luce che si muove sulle pareti della chiesa. E si aspetta.
Si è parlato del futuro della cucina italiana e delle crescenti richieste di riconoscimento da parte dell’UNESCO come tesoro culturale a sé stante. “Sarebbe opportuno”, ha detto Annoni.
“Perché il cibo italiano non è solo tecnica o tradizione. È memoria. È terra. Ed è la gioia di stare insieme”.
Cous cous e connessione
Per Daily News Hungary, la mattinata a Casa Pomo d’Oro non è stata solo un’anteprima della 10ª Settimana Mondiale della Cucina Italiana. È stato un promemoria del fatto che anche il più semplice chicco di cous cous riflette un modo di vivere, che dà valore al tempo, alla connessione e alla trasmissione di conoscenze da mano a mano, da cucina a cucina e da nazione a nazione.
Ora guardiamo all’imminente 10ª Settimana Mondiale della Cucina Italiana, che si svolgerà dal 21 al 28 novembre. Per tutto il mese, l’Italian Trade Agency di Budapest condividerà approfondimenti e retroscena sulla gastronomia italiana sui suoi canali Facebook e Instagram, evidenziando i valori culturali, nutrizionali e innovativi che la definiscono. Grazie alla collaborazione con Mindmegette.hu, il pubblico ungherese avrà anche la possibilità di scoprire di più sulla chef Maria Piera Spagnolo e sulla sua cucina online.
Esplori la nostra galleria fotografica qui sotto:






Legga la nostra prossima storia: Dibattito acceso tra Russia e Italia dopo il crollo di una torre medievale simbolica a Roma – video

