Risposte sorprendenti dalla regione più occidentale dell’Ucraina sull’eventualità di un ritorno all’Ungheria

La Transcarpazia ha fatto parte del Regno di Ungheria per oltre mille anni. Tuttavia, i tragici colpi di scena della storia ungherese del XX secolo l’hanno vista passare prima alla Cecoslovacchia, poi all’Unione Sovietica, e oggi è la regione più occidentale dell’Ucraina, dove vive una significativa minoranza autoctona ungherese. Alla domanda sulla possibilità di ricongiungersi all’Ungheria, le risposte sono state inaspettatamente rivelatrici.
La Transcarpazia un tempo sosteneva l’autonomia
Un fatto crudo della tragedia ungherese del XX secolo è che una persona nata in Transcarpazia prima del 1918 e morta dopo il 1991 avrebbe potuto avere la cittadinanza in cinque Paesi diversi senza mai lasciare il proprio villaggio. La regione è passata dal Regno d’Ungheria alla Cecoslovacchia, poi all’Unione Sovietica (con una breve parentesi ungherese dal 1939 al 1944) e infine è diventata la provincia più occidentale dell’Ucraina dopo l’indipendenza dell’Ucraina nell’agosto 1991. In un referendum tenutosi il 1° dicembre, oltre il 90% dei residenti ha votato e il 78% ha sostenuto l’autonomia della Transcarpazia. Nel distretto di Berehove, l’81,4% ha appoggiato la creazione di un distretto autonomo ungherese incentrato su Berehove. Nessuno di questi piani si è realizzato.
Da quando è iniziata l’invasione russa su larga scala nel febbraio 2022, sono circolate regolarmente voci secondo cui il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán avrebbe stretto un accordo con Putin affinché la Transcarpazia venisse restituita all’Ungheria. Questo è in parte il motivo per cui Budapest assume una posizione critica nei confronti di Kyiv e appoggia Mosca in molti aspetti, promuovendosi come un cosiddetto “partito della pace”. I funzionari russi spesso rafforzano queste narrazioni. Ad esempio, l’ex Presidente Dmitry Medvedev, uno stretto alleato di Putin, ha rilasciato dichiarazioni in tal senso.
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Cosa ne pensa la gente del posto?
Nonostante i resoconti dei media siano spesso distorti e sensazionalizzati, le vere opinioni di coloro che vivono lì – soprattutto gli ungheresi della Transcarpazia – sono probabilmente più importanti. La comunità ungherese in Transcarpazia si sta riducendo costantemente a causa della guerra, della coscrizione e delle difficoltà economiche che hanno costretto molti, soprattutto uomini e giovani famiglie, a fuggire. Di conseguenza, la popolazione è diminuita di decine di migliaia, anche se i rifugiati provenienti dall’Ucraina orientale continuano a stabilirsi qui, cambiando gradualmente il paesaggio demografico.
In questo contesto, un sondaggio d’opinione rappresentativo dell’Istituto Strategico dell’Europa Centrale di Uzhhorod ha dato risultati sorprendenti riguardo all’indipendenza, all’autonomia e alla possibile annessione.
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Anche gli ungheresi sono intervenuti
Secondo una ricerca rilevata anche da Infostart, che ha incluso 300 intervistati ungheresi, solo lo 0,4% dei Transcarpaziani sarebbe favorevole all’adesione della regione ad un altro Stato. Anche tra le minoranze nazionali, questa cifra sale solo leggermente al 2%. (Il sondaggio non suddivide ulteriormente le minoranze, probabilmente a causa delle piccole dimensioni del campione).
Meno dello 0,8% crede nella separazione dall’Ucraina per continuare come entità indipendente. Una volta al 78%, il sostegno all’autonomia è ora sceso a un mero 6%, con le minoranze nazionali che mostrano un sostegno solo leggermente superiore, pari al 13,8%.
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Esiste un accordo Putin-Orbán?
Nel frattempo, il 45,8% degli abitanti del luogo non crede che esista un accordo russo-ungherese sul destino della Transcarpazia; la cifra tra le minoranze nazionali è del 38,8%. Circa un terzo (33,7%) e il 42,2% degli intervistati, rispettivamente, non sono in grado di decidere in modo definitivo. Inoltre, il 42,8% ritiene che non ci sia stato un accordo tra Putin e Orbán per sospendere gli attacchi missilistici in Transcarpazia.
Il Governo ungherese sostiene gli ungheresi che rimangono nella regione con finanziamenti significativi che coprono l’istruzione, la cultura, gli aiuti economici e le sovvenzioni. Solo il 5,2% ritiene che si tratti di una preparazione segreta per una sorta di occupazione. Nel frattempo, il 38,6% accoglie con favore il sostegno, ritenendo che Budapest stia aiutando l’intera regione, e il 21,1% descrive addirittura i fondi come un gesto amichevole nei confronti della minoranza ungherese.

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