L’azienda petrolifera serba è bersaglio di un’acquisizione, con anche Mol in corsa

La compagnia petrolifera serba NIS è stata spinta sull’orlo del collasso operativo dalle sanzioni statunitensi, mentre il suo proprietario di maggioranza russo è pronto a vendere la sua quota. A causa dell’urgenza della situazione, la decisione su chi rileverà la quota di controllo potrebbe essere presa entro pochi giorni. In base al suo background finanziario e alla sua presenza regionale, Mol è un candidato forte, ma anche la rivale Adnoc è entrata in gara.
Una decisione sul futuro della compagnia petrolifera serba NIS potrebbe arrivare a giorni, poiché sta lottando con gravi difficoltà operative dall’entrata in vigore delle sanzioni statunitensi l’8 ottobre. La situazione non solo minaccia la sicurezza dell’approvvigionamento energetico della Serbia, ma potrebbe anche avere gravi conseguenze economiche e politiche a livello regionale.
Mol è tra i potenziali investitori che potrebbero rilevare la quota di maggioranza russa e, in base alla sua capacità finanziaria, ha una possibilità realistica di completare l’acquisizione, riferisce 24.hu.
Le sanzioni hanno paralizzato le importazioni di petrolio in Serbia
NIS (Naftna Industrija Srbije) è un attore chiave dell’industria petrolifera serba e gestisce l’unica raffineria importante del Paese, situata a Pančevo. Finora, l’azienda lavorava principalmente il petrolio grezzo trasportato via mare e consegnato tramite oleodotto attraverso la Croazia.
Tuttavia, le sanzioni statunitensi hanno reso le importazioni praticamente impossibili, causando l’interruzione quasi totale delle principali forniture. Questo ha comportato immediatamente una significativa incertezza nelle forniture: senza una soluzione rapida, la Serbia potrebbe esaurire le sue riserve strategiche di petrolio entro pochi giorni, costringendo la raffineria a chiudere.
La raffineria di Pančevo opera con una capacità annuale di 4,8 milioni di tonnellate e la sua chiusura lascerebbe il Paese dipendente al 100% dalle importazioni. Inoltre, la compagnia petrolifera serba gestisce la più grande rete di vendita al dettaglio di carburante del Paese, con circa 327 stazioni di rifornimento, per cui qualsiasi interruzione delle sue attività causerebbe un immediato dissesto economico.
Struttura proprietaria complessa con quota di maggioranza russa
La struttura proprietaria della compagnia petrolifera serba è frammentata, ma Gazprom detiene una quota di maggioranza di oltre il 50%, mentre lo Stato serbo possiede quasi il 30%. La quota restante è detenuta da dipendenti e investitori privati.
A causa della struttura proprietaria e delle sanzioni, la parte russa sembra disposta a vendere la sua partecipazione. Si tratterebbe di un passo strategicamente significativo sia dal punto di vista politico che economico: il ripristino della sicurezza delle forniture della Serbia è estremamente urgente, mentre per Gazprom è consigliabile risolvere la questione a causa della crescente pressione sanzionatoria.

Un altro acquirente emerge accanto a Mol
Gergely Gulyás ha annunciato il potenziale coinvolgimento di Mol durante una conferenza stampa del Governo. Sebbene il gruppo petrolifero ungherese non abbia confermato ufficialmente le trattative, i media serbi considerano i colloqui come un dato di fatto.
È emersa anche un’altra importante parte interessata: la compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti, Adnoc. Secondo i resoconti della stampa serba, tuttavia, Mol attualmente negozia da una posizione più forte, soprattutto grazie alla sua presenza regionale.
L’Ungheria sta già aiutando la Serbia
L’urgenza della situazione è evidenziata dal fatto che il governo ungherese ha agito immediatamente dopo l’annuncio delle sanzioni. A partire da novembre, Mol ha raddoppiato le sue consegne di greggio e di carburante alla Serbia, che da dicembre aumenteranno a due volte e mezzo il livello precedente.
Durante la sua visita a Belgrado, il Ministro degli Affari Esteri e del Commercio Péter Szijjártó ha sottolineato che si tratta di una decisione strategica volta a mantenere la sicurezza di approvvigionamento della Serbia.
Quanto potrebbe costare la partecipazione di maggioranza nella compagnia petrolifera serba?
Secondo Economx, la principale domanda che rimane è il valore della tanto discussa partecipazione. Secondo l’analista di Erste Tamás Pletser, il pacchetto del 56,1% di NIS ha un valore di 1,41 miliardi di dollari USA – circa 465 miliardi di fiorini al tasso di cambio attuale – calcolato sulla base dell’EBITDA 2024 della società e di un moltiplicatore EV di 4,5 tipico delle società petrolifere e del gas dei mercati emergenti.
Alla fine del terzo trimestre di quest’anno, Mol deteneva 1,42 miliardi di dollari USA in contanti ed equivalenti – praticamente lo stesso importo del valore della partecipazione. Ciò significa che l’azienda potrebbe completare la transazione senza ricorrere a finanziamenti esterni.

