L’Ungheria spende 100 milioni di euro per ricostruire un villaggio fantasma – in Azerbaigian

Il governo ungherese ha impegnato quasi 40 miliardi di fiorini (105 milioni di euro) per la ricostruzione di Soltanli, un villaggio in gran parte abbandonato nella regione del Nagorno-Karabakh in Azerbaigian. Il progetto ha sollevato domande sulla trasparenza, lo scopo e il progresso: perché questo villaggio è così importante per il governo ungherese?
Cosa si può leggere:
Le spese sono emerse solo dopo che i giornalisti di Magyar Hang hanno esaminato gli elenchi dei contratti pubblicati dal Ministero degli Affari Esteri e del Commercio (KKM). Mentre il Governo aveva precedentemente pubblicizzato il ruolo dell’Ungheria nella ricostruzione della scuola locale, il costo molto più elevato della ricostruzione dell’intero insediamento non era stato ampiamente comunicato.

Dal progetto scolastico alla ricostruzione del villaggio su larga scala
L’Ungheria è coinvolta nella riqualificazione di Soltanli dalla fine del 2023, quando i fondi statali sono stati destinati alla ricostruzione della scuola locale, distrutta durante decenni di conflitto armeno-azero. Il solo progetto della scuola è costato 1,35 miliardi di fiorini (3,5 milioni di euro), e il Ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha partecipato personalmente alla cerimonia di posa della prima pietra:
Ma i documenti mostrano ora che il Governo ha accettato di finanziare molto di più di una scuola. Nel settembre 2025, due grandi trasferimenti (per un totale di 37,64 miliardi di fiorini [98,5 milioni di euro]) sono stati destinati a lavori di costruzione connessi alla ricostruzione completa del villaggio. Insieme al progetto della scuola, il contributo ungherese totale raggiunge quasi 40 miliardi di HUF.
Sebbene i registri dei pagamenti indichino che i fondi sarebbero stati sbloccati “se completati”, non è chiaro quanto denaro sia stato definitivamente trasferito, scrive Magyar Hang.
Progetto gestito dall’Ungheria Aiuta, ma con contraddizioni
Il beneficiario dei trasferimenti è Hungary Helps, l’agenzia governativa nota soprattutto per il sostegno alle comunità cristiane perseguitate e per il restauro di chiese danneggiate all’estero.
Il suo coinvolgimento qui ha sollevato delle perplessità. Soltanli si trova in una regione in cui la popolazione cristiana armena locale è stata cacciata nel 2023, quando le forze azere hanno ripreso il controllo del Nagorno-Karabakh. I critici sostengono che l’agenzia stia ora contribuendo agli sforzi di ricostruzione nella stessa area da cui le comunità cristiane sono state espulse.
Allo stesso tempo, l’Agenzia ha fornito finanziamenti relativamente limitati ai rifugiati armeni sfollati dalla regione.
Progressi visibili difficili da identificare
Nonostante l’entità dei fondi, i segni tangibili della ricostruzione sono scarsi.
Le immagini satellitari di Google Maps e di altre piattaforme nel 2025 mostrano ancora case in rovina e senza tetto e un insediamento che sembra lontano dalla rivitalizzazione. Nessun aggiornamento pubblico, foto o dichiarazioni del Governo indicano che il progetto sta procedendo come previsto.
Questo è in netto contrasto con i commenti di Szijjártó in occasione di un incontro bilaterale a Baku in aprile, dove ha affermato che il villaggio potrebbe essere completato entro la fine del 2025. In realtà, i contratti del Ministero indicano il marzo 2028 come termine finale previsto.
Sia il KKM che l’appaltatore della costruzione, il Gruppo KÉSZ, hanno finora rifiutato di rispondere alle domande sullo stato reale dei lavori, sulla portata finanziaria completa del progetto o su quanto del valore del contratto sia già stato speso.
Un gesto diplomatico ad alto rischio
Sebbene Soltanli sia un insediamento remoto a più di 2.400 chilometri da Budapest, la sua ricostruzione ha un peso geopolitico.
Mantenere forti legami con l’Azerbaigian, ricco di energia, è una priorità di lunga data del governo Orbán, che vede il petrolio e il gas azero come un’alternativa cruciale alle forniture energetiche russe. Da quando ha lanciato la politica di ‘apertura orientale’ nel 2012, Budapest ha ripetutamente fatto gesti diplomatici di alto profilo verso Baku, a volte generando polemiche interne e internazionali.
Anche la cooperazione economica si è intensificata. Le esportazioni ungheresi in Azerbaigian sono aumentate da 68 milioni di euro a 88 milioni di euro tra il 2023 e il 2024, secondo i dati ufficiali del Governo. Le principali aziende energetiche ungheresi, come MOL e MVM, hanno acquisito partecipazioni nei giacimenti di gas dell’Azerbaigian, con il volume assegnato alla sola MVM che potenzialmente copre un quinto del consumo annuale di gas dell’Ungheria, secondo il precedente rapporto del G7.
In questo contesto, il progetto di ricostruzione di Soltanli può servire sia come favore diplomatico che come punto d’appoggio commerciale per le aziende ungheresi coinvolte nello sviluppo e nell’edilizia internazionale.
Restano dubbi sulla trasparenza
Nonostante i miliardi impegnati, i dettagli chiave del progetto rimangono senza risposta: se l’intero importo di 39 miliardi di fiorini rappresenta il costo totale del contributo ungherese, se sono previsti finanziamenti aggiuntivi e come i progressi sul campo si confrontano con le assicurazioni del governo.
Un’ulteriore incertezza riguarda una linea di credito di 100-120 milioni di dollari aperta dall’Eximbank ungherese per sostenere le imprese ungheresi che partecipano a progetti di ricostruzione nelle regioni dell’Azerbaigian danneggiate dalla guerra, suggerendo che Soltanli potrebbe non essere l’unica iniziativa su larga scala sostenuta da Budapest.

