Cattive notizie: l’Ungheria declassata a negativo dalla principale agenzia di rating del credito

L’agenzia internazionale di rating del credito Fitch Ratings ha declassato l’outlook dell’Ungheria da stabile a negativo, mantenendo il Paese appena un gradino sopra il grado di non investimento, o “spazzatura”.

Il rating sovrano rimane a BBB, ma il cambiamento delle prospettive segnala le crescenti preoccupazioni sulla direzione fiscale di Budapest, l’imprevedibilità politica e l’indebolimento della performance economica in vista delle elezioni parlamentari del 2026.

L’ultima revisione di Fitch, pubblicata venerdì scorso, avverte che senza un’azione correttiva credibile e immediata, l’Ungheria rischia di scivolare in territorio speculativo. Un tale declassamento aumenterebbe il costo del finanziamento del debito statale e potrebbe scoraggiare gli investitori istituzionali che evitano i Paesi valutati come spazzatura dalle due principali agenzie.

L’aumento del deficit e le spese elettorali fanno scattare l’allarme

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Márton Nagy. Foto: Facebook/Nagy Márton

Al centro delle preoccupazioni di Fitch c’è l’aumento del deficit di bilancio, alimentato in parte da una nuova ondata di spese pre-elettorali. L’agenzia prevede ora che il deficit dell’Ungheria raggiungerà il 5% del PIL quest’anno, in linea con l’obiettivo rivisto del Governo, ma che peggiorerà al 5,6% nel 2025 – notevolmente più alto rispetto al tipico deficit del 3% riscontrato in altri Paesi con rating BBB.

Secondo l’articolo di HVG, molte delle misure di welfare del Governo – come l’estensione delle esenzioni fiscali sul reddito per le madri, il pagamento di una pensione mensile aggiuntiva nonostante l’insufficiente copertura del fondo pensione e l’ampliamento degli assegni familiari – sono destinate a esercitare una pressione duratura sul bilancio.

Secondo Fitch, queste misure ammonteranno allo 0,3% del PIL quest’anno, ma potrebbero salire fino all’1,2-2,1% l’anno prossimo, a seconda del calcolo.

Fitch indica anche l’estensione delle “tasse sulle sopravvenienze” settoriali e gli oneri più elevati imposti alle banche come ulteriori segnali di allentamento fiscale. Gli analisti avvertono che ulteriori misure di spesa potrebbero apparire nei mesi precedenti il voto, continuando quello che descrivono come un modello di “espansione fiscale guidata dalla campagna elettorale”.

Un ambiente politico imprevedibile mina la fiducia

Una delle critiche più forti del rapporto riguarda i frequenti e imprevedibili aggiustamenti del Governo agli obiettivi di bilancio e alla politica economica. Fitch sostiene che questo mina la credibilità fiscale, aumenta il rischio e complica la pianificazione a lungo termine per gli investitori.

L’agenzia sottolinea che è improbabile che l’Ungheria raggiunga un bilancio primario in equilibrio (esclusi i pagamenti degli interessi). Prevede invece un deficit primario dello 0,4% quest’anno e dell’1,4% nel 2025, che potrebbe spingere il rapporto debito/PIL del Paese su una traiettoria ascendente. I funzionari governativi continuano ad insistere che il debito pubblico si stabilizzerà al 73,5% del PIL, ma Fitch prevede un aumento al 74,6% entro il 2027.

Crescita debole e vulnerabilità esterne

Oltre alle preoccupazioni fiscali, la performance economica dell’Ungheria rimane debole. Fitch prevede una crescita del PIL di appena lo 0,3% nel 2024, il che significa che l’economia si sarà appiattita nel periodo 2023-2025. La crescita dovrebbe aumentare gradualmente fino al 2,3% nel 2026 e al 2,6% nel 2027, ma queste previsioni sono inferiori alle aspettative del Governo.

Al di là delle questioni di bilancio, l’agenzia avverte che l’Ungheria continua ad affrontare rischi esterni significativi. Questi includono l’esposizione agli shock globali, la dipendenza dalle importazioni di energia russa e gli effetti economici di quelle che Fitch definisce scelte politiche “non ortodosse”. Il rapporto rileva inoltre che gli indicatori di governance si sono deteriorati negli ultimi anni.

Incertezza politica in vista delle elezioni del 2026

Gli analisti di Fitch osservano una crescente incertezza politica in vista delle elezioni del 2026. I recenti sondaggi danno un vantaggio al partito di opposizione Tisza, anche se il risultato rimane imprevedibile. A seconda del risultato, la politica economica ed estera dell’Ungheria potrebbe cambiare in modi che influiscono sulla fiducia degli investitori.

Cosa potrebbe innescare un declassamento o un miglioramento?

Fitch delinea diversi scenari che potrebbero portare ad un downgrade completo a junk:

  • aumento continuo del debito pubblico senza un consolidamento fiscale credibile,
  • crescita economica persistentemente debole
  • o sviluppi politici ed economici che scatenano reazioni avverse del mercato, come un significativo deprezzamento del fiorino.

Sul lato positivo, la stabilizzazione delle prospettive richiederebbe la prova di un calo sostenuto del debito pubblico, una maggiore stabilità istituzionale e una definizione delle politiche più chiara e prevedibile.

L’Ungheria evita il pericolo immediato ma il rischio è reale

L’Ungheria mantiene ancora lo status di investment-grade sia con Fitch che con Moody’s Investors Service, anche se quest’ultimo assegna un outlook negativo. Solo S&P Global Ratings – dove l’Ungheria si trova già sul gradino più basso del grado di investimento – colloca il Paese direttamente sulla soglia della spazzatura.

Per ora, le agenzie di credito sembrano avere pazienza, probabilmente in attesa della correzione di bilancio che segue tipicamente i cicli elettorali ungheresi. Tuttavia, l’avvertimento di Fitch chiarisce che, in assenza di aggiustamenti rapidi e credibili, il costo di questa pazienza potrebbe presto aumentare notevolmente.

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