Ambasciata d’Algeria in Ungheria: risposta alle false e infondate accuse sui campi di Tindouf

A seguito della pubblicazione, da parte del “Daily News Ungheria” del 28 marzo 2023, di un’intervista nella sezione “politics”, intitolata “ Intervista a SE Karima Kabbaj, Ambasciatrice del Marocco in Ungheria”, in cui è stato sollevato il tema dei campi di Tindouf, l’Ambasciata d’Algeria in Ungheria esprime la sua profonda indignazione per le accuse fallaci e infondate mosse dall’interessato nei confronti di quei campi che ospitano rifugiati sahrawi fuggiti dalle atrocità e dalle violazioni perpetrate dall’occupante marocchino dei Territori Sahrawi.
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Queste ripetute accuse, diventate obsolete, riflettono fedelmente il mondo immaginario e fantastico in cui vivono le autorità marocchine occupanti, che cercano di esportare le loro crisi, sia interne che esterne, sulla scia della moltitudine di scandali internazionali di spionaggio e corruzione a cui sono oggetto, per non parlare delle notizie sulle loro sistematiche e continue violazioni dei diritti del popolo sahrawi, compreso il suo legittimo e inalienabile diritto all’autodeterminazione.
Con queste accuse infondate, il rappresentante del Marocco mina la credibilità dell’onorevole azione umanitaria portata avanti da vari attori dell’UE e delle Nazioni Unite nei campi profughi saharawi di Tindouf, come la Direzione generale per la protezione civile europea e le operazioni di aiuto umanitario (DGECHO), l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) e il premio Nobel 2020, il Programma alimentare mondiale (WFP).
Queste ridicole accuse sono costantemente contraddette dai rappresentanti delle suddette organizzazioni Nel febbraio 2023, l’Alto rappresentante dell’Unione europea (UE) per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea, il signor Josep Borrelli Fonteless, ha respinto le accuse sulla “diversion” degli aiuti umanitari dell’UE concessi per i campi profughi sahrawi, evidenziando che la Commissione europea “ non ha trovato finora alcuna prova” al riguardo.
Ha inoltre sottolineato che “qualsiasi presunta irregolarità viene controllata attentamente”, insistendo affinché “l’UE, attraverso la Commissione Europea, finanzi gli aiuti umanitari forniti ai rifugiati Saharawi esclusivamente attraverso le Agenzie delle Nazioni Unite e le Organizzazioni Internazionali Non Governative”, aggiungendo anche che “responsabilità è cruciale per la Commissione”, che effettua regolarmente audit” e visite di monitoraggio“”.
Borell ha rivelato che negli ultimi cinque anni la Commissione ha effettuato sei audit relativi alle azioni umanitarie attuate nei campi profughi saharawi, aggiungendo che l’UE resta fermamente impegnata a preservare la stabilità e la sicurezza nel Sahel e nella regione più ampia”, e “non dispone di informazioni sulla potenziale collaborazione tra il Fronte Polisario e i gruppi terroristici nella regione”.
Questa dichiarazione si aggiunge a quella del portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, il quale ha confermato che l’inviato personale per il Sahara occidentale, Staffan de Mistura, ha visitato i campi profughi saharawi a Tindouf e, “contrariamente ad alcuni rapporti, non ha identificato alcun bambino soldato”.

