Che cosa è successo? l’ingerenza del ministro degli Esteri ungherese negli affari interni di una dittatura

Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó venerdì ha dichiarato che esorterà l’Unione europea ad assumere una posizione più ferma e ferma sui recenti sviluppi in Venezuela durante la riunione dei ministri degli Esteri dell’UE della prossima settimana.
In un Post su Facebook dopo una telefonata con Maria Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana, Szijjártó ha dichiarato di essere d’accordo sull’importanza di rispettare la sovranità, la libertà, le libere elezioni e i valori democratici fondamentali.
Ha detto di aver detto a Machado che la storia della nazione ungherese è stata piena di lotte per la libertà e la sovranità, lotte contro gli oppressori e l’amore per la libertà.

“I le ha assicurato che nella riunione del Consiglio Affari Esteri della prossima settimana esorterò l’Unione Europea ad assumere una posizione più audace, ferma e chiara sulla questione degli sviluppi in Venezuela, ha affermato il ministro.
Cosa significa questo cambiamento politico in Ungheria
Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha annunciato un drammatico cambiamento nella politica estera dell’Ungheria nei confronti del Venezuela. L’ultimo post su Facebook di Szijjártó rivela che l’Ungheria, dopo aver inizialmente tentato di avvicinarsi al regime venezuelano e aver aspettato dopo le contestate elezioni di luglio, si è ora allineata con l’opposizione venezuelana.
Questa mossa significa l’allontanamento dell’Ungheria dal suo precedente allineamento con Russia e Cina, che sono i principali sostenitori e finanziatori internazionali del regime del presidente Nicolás Maduro 444.hu scrive.

Sembra che l’Ungheria abbia valutato il continuo sostegno a Maduro come irragionevolmente costoso o, in definitiva, inutile e stia ora tentando di riposizionarsi come attore proattivo sulla scena internazionale riguardo a questo problema.
Contesto delle elezioni venezuelane
Le elezioni venezuelane tenutesi il 28 luglio sono state critiche, poiché hanno determinato se Nicolás Maduro, il leader chavista di sinistra il cui mandato ha portato al collasso del paese (evidenziato dai 7-8 milioni di rifugiati fuggiti dal Venezuela, nonostante detenga le maggiori riserve petrolifere del mondo), sarebbe rimasto al potere per un altro mandato. Le elezioni, segnate da accuse di frode, sono state manipolate in modo ancora più visibile rispetto a quelle del 2019.
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