Cosa sta succedendo intorno al Lago Balaton? I pesci tropicali ora mordono le persone!

I ricercatori hanno avvertito di una crescente minaccia ecologica intorno al Lago Balaton, dopo che diverse specie di pesci tropicali (alcune in grado di mordere gli esseri umani!) sono state identificate nel Canale di Hévíz e, cosa più preoccupante, in acque più fredde e lontane dalla fonte termica del lago. Gli scienziati affermano che il rapido aumento di pesci non autoctoni nelle acque ungheresi richiede un’attenzione urgente.

Un’impennata di specie esotiche

Secondo l’Istituto di Ricerca Limnologica del Balaton, negli ultimi 24 anni sono apparse in Ungheria 89 nuove specie di pesci, portando il numero totale di specie non autoctone e di ibridi conosciuti a circa 130. La maggior parte di questi nuovi arrivati sono pesci termici, che si trovano in acque fredde e lontane dalla fonte termale. La maggior parte di questi nuovi arrivati sono pesci d’acquario amanti del calore, spesso introdotti da proprietari privati.

Il Canale di Hévíz, che trasporta l’acqua calda in eccesso del Lago di Hévíz verso il Balaton e rimane tra i 22 e i 25°C tutto l’anno, è diventato un hotspot per le specie esotiche. Tra quelle che ora prosperano ci sono i molly dello Yucatán, i ciclidi limone, i ciclidi bocca di fuoco e il ciclide predatore giaguaro.

“Questi pesci sono probabilmente animali d’acquario che sono stati rilasciati, o la loro prole”, ha spiegato Péter Takács, ricercatore senior presso l’Istituto di Ricerca Limnologica Balaton, in un’intervista a Turista Magazin. “I proprietari potrebbero essersi stancati di loro o non avere più spazio. Non vogliono ucciderli e la restituzione non è un’opzione. Un programma di riacquisto o di restituzione degli animali d’acquario indesiderati potrebbe migliorare notevolmente la situazione”.

Dai canali caldi agli habitat più freddi

Mentre i pesci tropicali sono tipicamente limitati alle acque calde, gli esperti sono sempre più preoccupati che alcune specie stiano iniziando a tollerare condizioni più fredde. I ricercatori hanno individuato diversi pesci non autoctoni in tratti più freddi e lontani del canale, sollevando il timore che alcune popolazioni possano adattarsi al clima dell’Ungheria e diffondersi ulteriormente.

La storia della zanzara (Gambusia holbrooki) illustra questo rischio. Introdotta in tutto il mondo, compresa l’Ungheria negli anni ’20, per il controllo delle zanzare, la specie è sfuggita in natura e si è lentamente diffusa dal canale termale negli ecosistemi vicini. “Ci sono voluti circa cento anni e quasi cento generazioni perché raggiungessero il Kis-Balaton”, ha osservato Takács.

Episodi di morsicatura e un nuovo arrivato aggressivo

Durante l’inverno, il canale viene utilizzato dai canottieri, mentre in estate i nuotatori entrano spesso in acqua, nonostante il divieto di balneazione. Finora, i piccoli pesci tropicali “si limitavano a mordicchiare giocosamente” le persone in acqua, dicono i ricercatori. Tuttavia, le recenti scoperte suggeriscono che potrebbe emergere una minaccia molto più seria.

Sono stati identificati alcuni giovani pesci serpente nel canale: uno sviluppo allarmante, dato che la maggior parte delle specie di questa famiglia sono predatori altamente aggressivi, capaci di devastare le popolazioni ittiche locali. Le teste di serpente sono severamente vietate per la vendita in Ungheria, a causa del loro potenziale impatto ecologico.

Crescente pressione ecologica

Sebbene gli esperti sottolineino che una diffusione a livello nazionale delle specie di acqua calda è improbabile nel breve termine, il rischio a lungo termine non può essere ignorato. Se il tempo è sufficiente, anche le specie dipendenti dal calore possono sviluppare ceppi tolleranti al freddo, in grado di sopravvivere agli inverni e di riprodursi in nuovi habitat.

Con la regione del Balaton già sottoposta a pressioni ambientali, i ricercatori chiedono un monitoraggio migliore, misure di prevenzione più incisive e, cosa fondamentale, un sistema per la restituzione sicura dei pesci d’acquario indesiderati.

“Ogni nuova introduzione comporta un rischio”, ha avvertito Takács. “Se non facciamo nulla, potremmo trovarci di fronte a specie sempre più aggressive ed ecologicamente dannose nelle nostre acque”.

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