Democrazia in vendita? All’interno del villaggio ungherese dove i voti sarebbero stati venduti per 50-180 euro

Il piccolo villaggio di Tiszabura, nella Contea di Jász-Nagykun-Szolnok, si recherà alle urne per la terza volta il 30 novembre, dopo che le due precedenti elezioni parziali sono state annullate a causa di accuse di frode elettorale. Con una popolazione di appena 3.300 abitanti, l’affluenza alle urne è sempre stata alta, ma i rapporti suggeriscono una diffusa manipolazione dietro le quinte.
Tiszabura: dove i voti possono essere comprati
Secondo un’accurata relazione di Index, la controversia risale ai primi anni 2000, quando gli operatori politici locali avrebbero iniziato a utilizzare dei “candidati tecnici” per garantire la presenza dei loro delegati nei seggi elettorali, un metodo presumibilmente destinato a salvaguardare la democrazia.
Nel corso degli anni, questa pratica si è evoluta. Le fonti sostengono che nelle ultime elezioni, i voti potevano essere effettivamente acquistati, a partire da 20.000 fiorini (circa 50 euro) al mattino fino a 70.000 fiorini (circa 180 euro) la sera. Si dice che esistano anche dei “pacchetti famiglia”, che consentono di acquistare più voti contemporaneamente all’interno di un nucleo familiare.
L’ultima fase dello scandalo
L’ultima saga è iniziata a giugno, quando il consiglio neoeletto di Tiszabura si è sciolto, citando ufficialmente i conflitti di interesse del sindaco Géza Vavrik. In ottobre, la prima elezione suppletiva ha visto la vittoria di Vavrik, ma il risultato è stato annullato dalla Corte Suprema dell’Ungheria (Kúria) a causa di prove di acquisto di voti, fotografie di liste elettorali e denaro trovato nelle urne. Una seconda elezione suppletiva, a novembre, ha portato alla vittoria di Zsigmond Fekete, ma anche questo risultato è stato annullato, provocando l’imminente terza votazione.

L’opinione pubblica non discute molto delle elezioni
I giornalisti che hanno visitato Tiszabura hanno trovato poche discussioni pubbliche sulle presunte irregolarità. Gli abitanti del luogo erano riluttanti a parlare in pubblico, spesso respingendo le richieste con risposte evasive o ostili. Tra coloro che erano disposti a commentare in forma anonima, il consenso era che le elezioni rappresentassero una lotta di potere ad alto rischio tra ricchi personaggi locali, piuttosto che un autentico dibattito civico. Tuttavia, i residenti rimangono impegnati a votare, spesso tornando per più elezioni, indipendentemente dalle controversie passate.
“Candidati fittizi”
I resoconti storici suggeriscono che la vera leva non sta in chi vota, ma in chi conta i voti. Ex funzionari avrebbero ideato strategie che prevedono l’uso di “candidati fittizi” per collocare delegati fedeli all’interno dei seggi elettorali, una tattica che è stata perfezionata nel corso delle elezioni successive. Gli osservatori sostengono che questo sistema ora serve anche a monitorare gli elettori il cui sostegno è stato acquistato.
Secondo quanto riferito, gli incentivi monetari per i voti sono aumentati nel tempo. Si dice che alcuni elettori abbiano chiesto un pagamento o il rimborso di un debito in cambio del loro voto, con tassi in aumento il giorno delle elezioni. Queste pratiche riflettono la notevole posta in gioco: il sindaco di Tiszabura guadagna circa 1,5 milioni di fiorini (circa 3.900 euro) al mese (molto più dei consiglieri locali) e controlla l’accesso ai contratti locali e ai programmi pubblici, creando incentivi finanziari per il dominio elettorale.
Il sindaco Vavrik riconosce l’uso di candidati tecnici, ma nega di essere coinvolto in prima persona nell’acquisto di voti. Ha dichiarato che contesterà le elezioni solo in caso di frode. Il suo rivale Fekete si è appellato pubblicamente a un compromesso, suggerendo di non presentare ricorsi dopo il voto del 30 novembre per porre fine al ciclo di elezioni annullate. Vavrik ha risposto che non contesterà i risultati a meno che non vengano dimostrate delle irregolarità.

