Governo ungherese di lottare per l’annullamento dei decreti Benes

L’Ungheria non risparmierà alcuno sforzo per ottenere l’annullamento dei decreti Benes post-seconda guerra mondiale che privavano la minoranza etnica ungherese della Cecoslovacchia dei suoi diritti, ha detto lunedì il segretario di Stato per le comunità ungheresi all’estero.
“La memoria dei deportati ci obbliga a trasmettere la fiamma della coesione della nazione ungherese lacerata alle prossime generazioni, ha detto il” Árpád János Potápi, in occasione del 70° anniversario della deportazione degli ungheresi dall’attuale Slovacchia.
Rivolgendosi ad una commemorazione a Bonyhád, nel sud dell’Ungheria, il segretario di Stato ha affermato che gli ungheresi interessati hanno subito le prove e le tribolazioni più dure dopo la seconda guerra mondiale: sono diventati apolidi nella loro terra natale e vittime di un piano di “diabolica” che cercava i colpevoli tra gli innocenti.
Potàpi notò che nel 1947 e nel 1948 quasi 100.000 ungheresi furono costretti a lasciare la Cecoslovacchia e tra il 1945 e il 1949 altri 50.000 fuggirono in Ungheria.
L’evento faceva parte di una serie di commemorazioni, in occasione del Giorno della Coesione Nazionale, anniversario del Trattato di Trianon del 1920, che pose formalmente fine alla Prima Guerra Mondiale per l’Ungheria e cedette circa due terzi del suo territorio ai paesi vicini.
I decreti Benes furono approvati subito dopo la seconda guerra mondiale, privando gli ungheresi e i tedeschi della Cecoslovacchia della cittadinanza e delle proprietà sulla base della colpa collettiva. Gli ungheresi deportati o inviati nei campi di lavoro in base ai decreti non hanno mai ricevuto alcun risarcimento.

