“I croati traggono profitto dalla guerra” – L’ungherese Szijjártó attacca la vicina Croazia

Le tensioni stanno aumentando per quanto riguarda l’oleodotto adriatico. Il gruppo energetico ungherese MOL sottolinea i guasti tecnici, mentre l’operatore statale croato Janaf nega categoricamente le accuse. Parlando a New York, il Ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha criticato aspramente la Croazia, accusandola di addebitare un “sovrapprezzo di guerra” e di sfruttare la posizione vulnerabile dell’Ungheria.
Da mesi l’Unione Europea e gli Stati Uniti fanno pressione sugli Stati membri affinché interrompano le importazioni di petrolio e gas russo. Un’alternativa sarebbe quella di affidarsi all’oleodotto adriatico, ma Budapest insiste che il sistema non può fornire forniture sicure all’Ungheria e alla Slovacchia nel suo stato attuale.
Szijjártó rifiuta l’opzione adriatica
Secondo un rapporto di hvg.hu su MOL, le prove di settembre hanno rivelato molteplici guasti tecnici, dimostrando che il sistema croato non può garantire forniture a lungo termine all’Ungheria e alla Slovacchia. Janaf, tuttavia, ha respinto con forza l’affermazione. La questione è emersa anche all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, dove a Szijjártó è stato chiesto di rispondere alle notizie contraddittorie.
Il Ministro degli Esteri ha mantenuto la sua posizione: l’oleodotto adriatico non è in grado di fornire i volumi richiesti, e fare affidamento solo su di esso sarebbe pericoloso.
“Se possiamo importare petrolio solo attraverso la Croazia, quell’oleodotto semplicemente non può fornire abbastanza per garantire forniture ininterrotte per l’Ungheria e la Slovacchia”, ha detto Szijjártó.
Ha aggiunto che l’infrastruttura energetica croata è meno avanzata di quella ungherese, rendendo, a suo dire, impossibile basare la sicurezza energetica dell’Ungheria su Zagabria.
Szijjártó dice che la Croazia sta applicando un ‘sovrapprezzo di guerra’ sul petrolio
Al di là dei dubbi tecnici, Szijjártó ha espresso profonda sfiducia nei confronti della Croazia. Ha sostenuto che Zagabria non ha agito come un partner equo negli ultimi anni e ora sta traendo profitto dalla guerra a spese dell’Ungheria.
“I croati stanno sfruttando la situazione di guerra e il fatto che l’Ungheria a volte ha bisogno di petrolio grezzo attraverso l’oleodotto dell’Adriatico. Ci stanno facendo pagare un sovrapprezzo di guerra (…) e non permetteremo che i risultati dei nostri tagli ai prezzi dei servizi pubblici vengano distrutti dal profitto croato”.

Secondo il Ministro, dall’inizio della guerra, la Croazia ha continuamente aumentato le tasse di transito, che ora sono cinque volte il benchmark europeo – la prova, ha detto, che la Croazia sta approfittando della dipendenza dell’Ungheria.
MOL contro Janaf
A settembre, diverse prove hanno testato se il gasdotto adriatico potesse rifornire l’Ungheria e la Slovacchia a lungo termine. MOL ha segnalato interruzioni e cali di pressione, sostenendo che questi dimostrano che il sistema non è in grado di sostenere consegne continue e ad alto volume.
Janaf, al contrario, ha definito i test un successo, affermando che l’oleodotto può trasportare oltre 12 milioni di tonnellate di petrolio all’anno.
“Siamo pronti, dal punto di vista tecnico, organizzativo o altro, a coprire l’intero fabbisogno annuale di greggio delle raffinerie ungheresi e slovacche del Gruppo MOL”, ha dichiarato l’azienda in un comunicato.
Janaf ha anche sostenuto che la riduzione della produzione durante il terzo test non era dovuta a un guasto tecnico, ma perché MOL aveva richiesto volumi inferiori. I test, ha osservato, sono stati effettuati sul tratto tra il terminal di Sisak e il confine ungherese.
L’Ungheria affronta una crescente pressione per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia
Negli ultimi mesi l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno aumentato la pressione sugli Stati membri affinché riducano la loro dipendenza dall’energia russa. Bruxelles sta eliminando gradualmente il petrolio e il gas russi come parte della sua politica di sanzioni, mentre Washington ha lanciato avvertimenti più duri.

Il senatore statunitense Lindsey Graham ha recentemente avvertito che “se l’Ungheria e la Slovacchia non porranno fine alle loro importazioni di petrolio russo, ci saranno delle conseguenze – e devono esserci”.
Anche l’ex Presidente Donald Trump ha ripetutamente esortato gli alleati della NATO a smettere di acquistare il petrolio russo. “Non ci sono scuse”, ha detto in precedenza, sostenendo che i membri della NATO devono agire all’unisono per tagliare fuori Mosca dai mercati energetici globali.
All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York e in un incontro con il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, Trump ha nuovamente chiesto di porre fine agli acquisti “imperdonabili” di energia russa da parte dell’Europa. Riferendosi in particolare all’Ungheria, ha aggiunto:
“Viktor Orbán è un mio amico. Non ho ancora parlato con lui dell’importazione di petrolio russo, ma ho la sensazione che se lo facessi, smetterebbe – e credo che lo farò”.
Quale sarà il prossimo passo per l’Ungheria?
Con l’intensificarsi delle pressioni internazionali, l’Ungheria rimane sfiduciata. Péter Szijjártó ha chiarito che il suo governo non considera l’oleodotto adriatico un’alternativa sicura. Nei prossimi mesi, la domanda chiave sarà se l’Ungheria riuscirà a trovare una soluzione che soddisfi i suoi alleati e garantisca forniture affidabili per la sua popolazione.

