I politici ungheresi rendono omaggio al martire del 1956 Imre Nagy

Budapest, 6 giugno (MTI) 1 Dopo 57 anni, l’esempio del primo ministro martire ungherese Imre Nagy “richiede ancora il nostro rispetto”, ha detto martedì il vicepresidente del parlamento Gergely Gulyas, della sentenza Fidesz.
L’impiccagione e la sepoltura disonorevole di Nagy e di altri martiri, così come la vendetta di massa che seguì la fallita rivolta ungherese del 1956 contro il dominio sovietico, resero chiaro che la pratica del potere perseguita dai comunisti era incompatibile con la civiltà europea e con tutti i valori che fecero l’Ungheria appartengono ad uno Stato cristiano e al mondo occidentale da mille anni, ha detto.
Alla cerimonia commemorativa tenutasi nella piazza dei Martiri nel centro di Budapest hanno partecipato anche il capo di stato maggiore Tibor Benko e rappresentanti di diverse organizzazioni statali e civili.
Imre Lezsak, un altro vicepresidente, ha dichiarato martedì in un evento commemorativo in parlamento che gli ungheresi hanno sempre unito le forze in grandi momenti della storia, come nel 1956 e nel 1989.
Il leader del partito di opposizione Egyutt Viktor Szigetvari disse all’evento Piazza dei Martiri che Nagy scelse l’Occidente nel 1956 perché riconosceva che l’Ungheria non aveva futuro nell’Est.
“È un peccato che un partito di opposizione in Ungheria nel 2015 debba segnalarlo come una questione rilevante, ha aggiunto”.
I liberali dell’opposizione hanno affermato in una dichiarazione che gli ungheresi dovrebbero lottare contro tutti gli sforzi che mirano ad avvizzire la democrazia.
Il 16 giugno segna il giorno in cui Nagy fu giustiziato nel 1958 Una sepoltura cerimoniale tenutasi in Piazza degli Eroi nel 1989 è diventata un evento simbolico che segna la fine del dominio comunista in Ungheria.
Il Partito Socialista ha detto che il messaggio più importante del 16 giugno è che nessuno può rompere la sete di libertà del popolo ungherese Il partito ha detto in una dichiarazione che “in questo giorno sia piangiamo che celebriamo”.
“Piangiamo i nostri eroi martiri e celebriamo quell’opportunità storica per la quale abbiamo combattuto insieme 26 anni fa, si legge nella dichiarazione, aggiungendo che gli eventi del 16 giugno 1989 hanno dimostrato che Nagy e i suoi soci non erano morti invano.
Foto: MTI

