I venezuelani in Ungheria respingono le frodi elettorali

Quasi un centinaio di venezuelani si sono riuniti spontaneamente nell’iconica Piazza degli Eroi per respingere la frode elettorale dichiarata da Nicolás Maduro e denunciare l’ondata di violenza che assedia il popolo venezuelano.

Sventolando bandiere tricolori, i manifestanti hanno attirato l’attenzione di passanti e turisti, che non hanno esitato a mostrare il loro sostegno Molti dei presenti hanno espresso il desiderio di tornare in patria e la preoccupazione per i familiari che vivono ancora in Venezuela.

Il Venezuela, un tempo noto in tutto il mondo per il carismatico Hugo Chávez, è ora nelle notizie per la più grande ondata migratoria della storia moderna, con quasi 8 milioni di sfollati.

Perché i venezuelani protestano in tutto il mondo?

Il 28 luglio, il Venezuela ha tenuto le elezioni presidenziali con 9 candidati in corsa contro Nicolás Maduro. Edmundo González Urrutia, sostenuto dalla leader dell’opposizione María Corina Machado, aveva il vantaggio maggiore.

Tuttavia, le elezioni sono state segnate da irregolarità Il principale leader dell’opposizione è stato escluso, e gli elettori stranieri hanno dovuto affrontare numerosi ostacoli, con il risultato di soli 69.000 elettori su quasi 8 milioni di venezuelani all’estero.

Dal 2018 la comunità venezuelana in Ungheria è cresciuta notevolmente, entro il 2024 più di 1.200 venezuelani si sono stabiliti in questo paese.

Il Consiglio Elettorale Nazionale annunciò la rielezione di Maduro con il 51% dei voti, cifra respinta dal popolo L’opposizione, attraverso 60.000 coordinamenti denominati “comanditos,” salvaguardò copie dei record elettorali, certificando vincitore González Urrutia con un margine di 30 punti.

I venezuelani in Ungheria respingono le frodi elettorali
I venezuelani in Ungheria respingono le frodi elettorali

La risposta del popolo

In seguito all’annuncio del governo, la gente è scesa in piazza Nelle prime 36 ore di proteste sono state detenute 749 persone, tra cui 17 minori, 11 sparizioni forzate e 16 morti, per lo più per ferite da arma da fuoco alla testa o al petto.

“Sono venuto ad alzare la voce per tutti quei fratelli e sorelle ancora in Venezuela che combattono e vengono duramente puniti dalla repressione di Maduro Nessuno di noi voleva lasciare il nostro paese; siamo stati costretti dalla situazione In Venezuela, non c’è acqua né elettricità per il popolo, abbiamo i salari più bassi del continente, non ci sono medicine negli ospedali, e molti di noi hanno fatto quello che i nostri genitori o nonni hanno fatto quando lo stivale comunista ha colpito l’Ungheria Non possiamo ripetere la storia e rimanere in silenzio; il mondo ha bisogno di sapere cosa sta succedendo in Venezuela, ha detto” un manifestante che ha preferito rimanere anonimo per paura di rappresaglie.

Il raduno di Budapest, durato poco più di due ore, si è concluso con il gruppo che ha cantato l’inno nazionale venezuelano, tra sorrisi di speranza e lacrime, aspirando un giorno a tornare in patria.

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