Il FMI avverte dell’incombente crisi del debito globale, mentre l’Ungheria affronta rischi crescenti

Secondo l’ultimo rapporto del FMI, l’economia globale sta barcollando sull’orlo di un’altra crisi finanziaria: il debito pubblico globale ha raggiunto livelli senza precedenti, mentre l’Ungheria sta scivolando sempre più nei guai tra deficit crescenti e un’economia in rallentamento.

FMI: Il debito globale rimane al di sopra del 235% del PIL mondiale

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha riferito mercoledì che l’aumento dei prestiti governativi ha compensato il calo del credito al settore privato, determinando una variazione complessiva minima del debito totale lo scorso anno, che si è attestato al 235% del prodotto interno lordo (PIL) mondiale.

Nella sua dichiarazione, l’FMI ha notato che il debito privato è sceso al di sotto del 143% del PIL globale – il livello più basso dal 2015 – grazie al calo del debito delle famiglie e a variazioni minime del debito delle imprese non finanziarie.

Per contro, il debito pubblico è salito a quasi il 93% secondo i dati del FMI, che riflettono i livelli di debito aggregati e ponderati di governi, imprese e famiglie, come riportato da Anadolu.

In termini di dollari USA, il debito totale è salito leggermente a 251 mila miliardi di dollari, con il debito pubblico che è salito a 99,2 mila miliardi di dollari e il debito privato che è sceso a 151,8 mila miliardi di dollari.

“Queste medie globali nascondono differenze significative tra Paesi e gruppi di reddito. Mentre gli Stati Uniti e la Cina continuano a svolgere un ruolo dominante nel plasmare le dinamiche del debito globale, il nostro rapporto Fiscal Monitor di aprile evidenzia che in molti Paesi i livelli di debito e deficit rimangono elevati e preoccupanti rispetto alle norme storiche, sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti”, ha riferito il FMI.

Negli Stati Uniti, il debito pubblico è salito dal 119% al 121% del PIL, mentre in Cina è aumentato dall’82% all’88%.

Nelle economie avanzate, esclusi gli Stati Uniti, il debito pubblico è diminuito di oltre 2,5 punti percentuali, raggiungendo il 110% del PIL. “La crescita in alcune grandi economie avanzate, come Francia e Regno Unito, è stata compensata da cali in Giappone e in economie più piccole come Grecia e Portogallo”, ha osservato il rapporto.

Nelle economie in via di sviluppo, esclusa la Cina, il debito pubblico è sceso in media sotto il 56%.

Secondo la dichiarazione, i governi dovrebbero affrontare queste tendenze dando la priorità ad aggiustamenti fiscali credibili a medio termine, volti a ridurre il debito pubblico. Favorire un ambiente che stimoli la crescita economica e riduca l’incertezza aiuterebbe ad alleggerire il peso del debito pubblico e a incoraggiare gli investimenti del settore privato.

FMI: Ungheria in una situazione economica difficile

Una missione d’inchiesta del FMI ha avuto colloqui a Budapest con le autorità ungheresi tra il 5 e il 17 giugno, nell’ambito della consultazione annuale dell ‘Articolo IV. Nella dichiarazione conclusiva della visita, il FMI ha dipinto un quadro desolante della situazione economica dell’Ungheria. L’organizzazione ha affermato che l’economia del Paese è stagnante da tre anni, mentre l’inflazione rimane ben al di sopra dell’obiettivo del 3% della banca centrale. Le misure governative che distorcono le dinamiche del mercato – come i tetti ai prezzi, i limiti agli interessi e ai margini, le tasse sulle perdite e i prestiti sovvenzionati – stanno alimentando l’incertezza.

Prospettive e rischi

Il FMI prevede una crescita di appena lo 0,7% nel 2025, guidata dai consumi, con un’espansione che raggiungerà il 2% nel 2026. L’inflazione potrebbe scendere al 4,5% entro la fine dell’anno, ma è improbabile che torni ai livelli target prima del 2027. Sebbene l’equilibrio esterno possa beneficiare delle esportazioni di batterie e di automobili, diversi rischi incombono: le tensioni geopolitiche, la volatilità dei prezzi dell’energia, i ritardi nel ricevere i fondi dell’UE e il rinvio degli aggiustamenti fiscali potrebbero indebolire la crescita e minare la fiducia degli investitori.

Politica fiscale

Secondo il FMI, le misure attuali sono insufficienti per raggiungere gli obiettivi di deficit del Governo. Mentre il Governo mira a ridurre il deficit al 4,1% del PIL nel 2025 e al 3,7% nel 2026, il FMI prevede deficit del 4,8% e del 4,6%, rispettivamente. Il debito pubblico potrebbe salire al 79% entro il 2030, rispetto al 73,5% del 2024. Per garantire la sostenibilità, il FMI raccomanda un aggiustamento fiscale di almeno due punti percentuali nei prossimi anni, insieme a una spesa pubblica più efficiente e a un sistema fiscale più equo ed efficiente.

Politica monetaria e inflazione

Il FMI ritiene che la Banca Nazionale d’Ungheria debba mantenere una politica monetaria rigida, in quanto l’inflazione rimarrà probabilmente al di sopra dell’intervallo target nel 2025. Non c’è spazio per tagli dei tassi d’interesse, e si prevede solo un graduale allentamento nei prossimi anni. Il Fondo sollecita la pronta rimozione dei massimali di prezzo e degli interventi sul mercato, sostenendo che questi non garantiscono una disinflazione duratura.

Settore finanziario

Sebbene il settore bancario ungherese sia fondamentalmente stabile e ben capitalizzato, il FMI evidenzia diversi rischi: una quota crescente di prestiti in valuta estera, debolezze nel mercato immobiliare commerciale e aumento dei prezzi delle abitazioni. L’organizzazione ha accolto con favore il rafforzamento delle riserve di rischio delle banche, ma ha criticato l’allentamento dei massimali di prestito, che potrebbe incoraggiare un indebitamento eccessivo e minacciare la stabilità.

Riforme strutturali

Per incrementare la produttività, il FMI chiede riforme complete, in particolare il miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, la riduzione della burocrazia, la semplificazione delle procedure di insolvenza e il sostegno all’innovazione e alle giovani imprese. I programmi di politica industriale del Governo hanno finora prodotto risultati tangibili limitati, e si dovrebbe porre maggiore enfasi sulle riforme orizzontali, favorevoli al mercato.

Energia e governance

Il FMI osserva che gli elevati costi energetici aziendali stanno minando la competitività dell’economia ad alta intensità energetica dell’Ungheria. Per accelerare la transizione verde, il Fondo raccomanda di sostituire le sovvenzioni generali con un sostegno in denaro mirato e investimenti in efficienza. L’organizzazione ha accolto con favore la riforma giudiziaria del 2023, ma ha chiesto ulteriori passi per aumentare la trasparenza, migliorare l’integrità degli appalti pubblici e garantire un migliore accesso ai fondi UE.

In sintesi, il FMI conclude che l’Ungheria deve ripristinare la fiducia degli investitori e porre le basi per una crescita sostenibile attraverso una politica fiscale disciplinata, una stretta monetaria coerente e riforme strutturali complete. Il rapporto completo può essere consultato qui: Rapporto del FMI sull’Ungheria

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