Jobbik eurodeputato Gyöngyösi: l’Europa deve essere costruita sulla solidarietà e sulla cooperazione

Nel mezzo della pandemia di Covid-19 e del blocco generale, la maggior parte degli europei ha sperimentato qualcosa che non avrebbero potuto immaginare prima. Divieti di viaggio, controlli alle frontiere, carenza di alcune forniture alimentari, crollo del sistema sanitario, rallentamento economico potrebbero essere un déjà vu fenomeno per le vecchie generazioni del blocco post-comunista, ma certamente una prospettiva spaventosa per la maggior parte dei cittadini europei. 

Secondo il Jobbik MEP Gyöngyösi, in tali tempi è opportuno riflettere sugli indiscutibili benefici della cooperazione europea quali la pace e la stabilità durature, la rete sociale, economica e culturale costituita, ma anche i valori intrinseci della democrazia, dello Stato di diritto, della libertà e del rispetto della dignità umana. 

Ora che abbiamo sperimentato un certo grado di reclusione e tutte le frustrazioni che ne sono seguite, comprese le spaventose risposte di alcune forze politiche illiberali, populiste e autoritarie, potremmo imparare ad apprezzare di più i nostri risultati, ma anche a correggere alcuni dei nostri errori precedenti e omissioni.    

Analogamente, il 70° anniversario del Piano Schuman è una grande occasione di riflessione, furono esattamente 70 anni fa oggi che Robert Schuman, all’epoca ministro degli esteri francese  presentato il suo piano per una cooperazione europea che alla fine ha portato all’Unione europea come la conosciamo oggi. 

Schuman, insieme a Konrad Adenauer cancelliere tedesco e Alcide di Gasperi primo ministro italiano sognava un’Europa che rispetti le tradizioni dei singoli Stati membri ma allo stesso tempo superi l’avidità, l’animosità e il confinamento inerenti agli Stati nazionali attraverso la cooperazione e la solidarietà.

Gyöngyösi spiega che una nuova costellazione geopolitica emersa nell’era post-bellica (almeno nell’emisfero occidentale) ha sostenuto anche lo sviluppo del concetto di cooperazione europea I piani degli architetti della nuova Europa hanno fortunatamente coinciso con la volontà, gli interessi e le intenzioni delle amministrazioni statunitensi del dopoguerra Il successo della comunità europea sarebbe stato inconcepibile senza il grande impulso finanziario degli Stati Uniti, cioè il Piano Marshall, la riduzione del debito e la ristrutturazione del debito statale prebellico, nonché la costruzione delle istituzioni globali che hanno salvaguardato la stabilità economica e politica e la prosperità per decenni a seguire.    

In netto contrasto con gli anni successivi alla prima guerra mondiale, quando i politici privi di finezza politica e intelletto cercarono una soluzione basata sull’umiliazione e sulla sottomissione nazionale aprì la strada a un’altra guerra ancora più devastante, i veri statisti presero il timone per agire in cooperazione con la solidarietà per un futuro migliore e più prospero.          

A parte la sincronicità concettuale dell’élite politica, c’era un elemento chiave per il successo che viene spesso trascurato: una concomitanza di valori comuni condivisi. 

Schuman, Adenauer e Di Gasperi provenivano dalla stessa scuola di pensiero cristiano-sociale conservatrice Questa etica era la pietra angolare della loro visione per una nuova Europa.  

Gyöngyösi scrive che nonostante il desiderio di unirsi, i Padri Fondatori erano consapevoli delle realtà dell’Europa e sapevano che, sebbene ci siano tratti, caratteristiche o addirittura radici comuni condivisi dalle nazioni europee, essa è sempre stata e rimane un continente profondamente diviso in senso geografico, religioso-culturale e geopolitico. Ecco perché fin dall’inizio hanno previsto la Comunità Europea come una confederazione di Stati che lavorano insieme in stretta cooperazione e armonia ma con un certo grado di sovranità e autonomia nazionale. Infatti, fino ad oggi l’attributo più caratteristico dell’Europa, anche dopo settant’anni di integrazione forzata, è la sua complessità e diversità geografica, politica, culturale ed economica. 

Non importa quanto possa essere difficile da ammettere per alcuni, ma l’integrazione europea non ha portato alla creazione di un’identità europea comune, di una società europea o addirittura di un’opinione pubblica europea comune, per non parlare di una comunità politica europea.           

Ciò significa che l’integrazione europea è fallita o che non ha alcuno scopo? certamente no, in quanto i meriti e i benefici della cooperazione europea sono indiscutibili e irreversibili Tuttavia, un’integrazione forzata e approfondita senza la definizione univoca dei valori europei emanata dal patrimonio comune europeo, istituzioni che non solo la proclamano, ma la salvaguardano, e mettono questi valori in misure pratiche comprese e sentite da 500 milioni di cittadini europei metteranno in pericolo le conquiste degli ultimi decenni. 

L’Europa deve essere costruita sulla solidarietà e sulla cooperazione basate sui valori cristiano-sociali abbracciati dai suoi Padri Fondatori.         

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