Jobbik MEP Gyöngyösi: Un piano di ripresa per l’Europa

L’annuncio da parte della Commissione Europea di un piano di ripresa è stato salutato come un segno di solidarietà senza precedenti nella storia dell’Unione Europea.
Certamente, l’UE non ha mai dovuto affrontare una crisi economica paragonabile a quella in corso e ciò ha richiesto misure finanziarie urgenti e sostanziali in grado di aiutare gli Stati membri in difficoltà Jobbik eurodeputato Márton Gyöngyösi.
Lungi dall’essere approvato, il piano e i numeri sono robusti. Un fondo di risanamento di 500 miliardi di euro messo in comune dall’UE dai mercati azionari internazionali e distribuito agli Stati membri colpiti sotto forma di sovvenzioni e prestiti, abbinato a un finanziamento di 100 miliardi di euro incorporato nel quadro finanziario pluriennale (l’UE è nota come il bilancio settennale). Sembra una risposta adeguata per combattere gli impatti negativi della pandemia Inoltre, all’inizio di quest’anno il paese ha già adottato un pacchetto da 50 miliardi di euro, composto da prestiti finanziari e fondi per aiutare a sostenere le PMI e proteggere l’occupazione in tutto il continente.
Tuttavia, nonostante le presunte buone intenzioni dei decisori dell’UE, potrebbe essere troppo presto per rallegrarsi e festeggiare.
Coloro che seguono da vicino l’evoluzione del processo decisionale nell’UE sanno che raramente le cose vanno così bene come appaiono a prima vista.
In primo luogo, il pacchetto di ripresa necessita dell’approvazione del Consiglio europeo in uno dei suoi prossimi vertici, come già lo sappiamo ci sono già quattro Stati membri, i cosiddetti „Frugal Four” che si oppongono a un pacchetto di salvataggio paneuropeo per cui i costi dell’assistenza agli Stati membri duramente colpiti e in difficoltà sono ripartiti tra la comunità dei 27 Stati.
Secondo Gyöngyosi, questi stati sarebbero più felici di vedere una percentuale maggiore di prestiti e meno di sovvenzioni a fondo perduto nel pacchetto Altri sono preoccupati per l’impatto che un tale pacchetto avrebbe sui livelli di debito di alcuni Stati membri dell’Eurozona Tali preoccupazioni non sono del tutto infondate, in quanto alcuni paesi come Grecia, Italia e Francia hanno già un rapporto debito/PIL ben oltre l’accettabile in base ai severi requisiti fiscali stabiliti nell’Euro-charter.
Poiché il pacchetto di ripresa e la messa in comune delle risorse dei mercati monetari internazionali non costituirebbero un Euro-bond, ossia un trasferimento di fatto del debito dagli Stati membri all’UE, questi paesi vedrebbero un aumento significativo dei loro livelli di debito.
Ciò alla fine porterebbe a pressioni da parte della BCE e dell’Eurogruppo per una severa austerità negli anni a venire, che a sua volta indebolirebbe ulteriormente un’unione monetaria già instabile.
Inoltre, coloro che criticano l’UE per la mancanza di trasparenza e un deficit democratico hanno un punto da sottolineare Nel caso del pacchetto di ripresa dell’UE è più che curioso che la proposta della Commissione europea sia stata presentata solo pochi giorni dopo che Angela Merkel Cancelliere della Germania ed Emmanuel Macron Presidente della Francia hanno annunciato un accordo per la ripresa economica europea, che in tutti i suoi dettagli è identico alla proposta della Commissione Naturalmente, fin dall’inizio si capisce e si apprezza che la riconciliazione franco-tedesca è il motore della cooperazione europea.
Tuttavia, ciò non può significare e certamente non può sembrare un processo intransigente di accordi dietro le quinte con altri 25 membri che seguono l’esempio senza una parola da dire.
Soprattutto nei momenti critici in cui occorre un’azione rapida, la Comunità europea deve agire democraticamente e in modo trasparente in linea con i suoi valori più cari, altrimenti rischia il suo futuro e si espone alle critiche dei populisti pronti a capitalizzare i loro errori.

