La Corte Europea rimprovera l’Ungheria per l’ingiusta deportazione di uno studente afghano

La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che le autorità ungheresi hanno espulso illegalmente uno studente afghano che risiedeva legalmente nel Paese. La sentenza di Strasburgo ha stabilito che i diritti del giovane rifugiato sono stati gravemente violati, nonostante l’assenza di motivi legali per la sua espulsione. Il caso evidenzia i difetti sistemici delle procedure di asilo in Ungheria.
Espulsione illegale
Come riportato da 444, una recente decisione di Strasburgo getta ulteriore luce sui problemi in corso nelle pratiche di asilo dell’Ungheria. La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che le autorità ungheresi hanno espulso diversi richiedenti asilo – tra cui uno studente afghano che studiava a Budapest – senza rispettare i loro diritti legali o la loro dignità umana. La Corte ha ritenuto che l’Ungheria abbia violato le norme europee e internazionali sui diritti umani e ha ordinato allo Stato di pagare un risarcimento finanziario.
Ingiustizia contro lo studente afghano
Una figura centrale del caso è H.Q., uno studente afghano che risiedeva legalmente in Ungheria, studiava all’università e non poteva tornare nel suo Paese devastato dalla guerra. Tuttavia, nel settembre 2021, la polizia lo ha trattenuto in un ufficio governativo di Budapest, lo ha ammanettato e lo ha espulso il giorno stesso senza una decisione formale. È stato condotto oltre la barriera di confine, in Serbia, un Paese in cui non era mai stato e che non aveva alcuna responsabilità nei suoi confronti.
Con il sostegno del Comitato Helsinki ungherese, H.Q. ha intrapreso un’azione legale, portando infine il caso davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani. La Corte si è pronunciata interamente a suo favore, stabilendo che l’Ungheria ha violato il divieto di espulsione collettiva, il divieto di trattamento inumano e il suo diritto a un rimedio efficace. Il tribunale ha ordinato all’Ungheria di pagare al giovane afghano un risarcimento di 10.000 euro.
La Corte identifica problemi sistemici
Secondo la sentenza, l’incapacità dell’Ungheria di fornire un vero accesso all’asilo – in particolare attraverso il cosiddetto “sistema delle ambasciate”, che richiede anche a chi si trova già in Ungheria di presentare la domanda a Belgrado o a Kiev – è un problema sistemico. Questa pratica nega di fatto ai rifugiati la possibilità di cercare protezione, sia che si tratti di studenti universitari, di bambini vittime di abusi o di famiglie in fuga dalla guerra.
Il messaggio di Strasburgo è chiaro: l’Ungheria deve cessare immediatamente le espulsioni collettive e sostenere i diritti umani. Il caso di H.Q. e di altre persone in fuga per sicurezza non è un’eccezione, ma una conseguenza. La questione ora è se il governo ungherese imparerà da questa sentenza o se altri dovranno continuare a ricordargli come trattare con umanità le persone che cercano rifugio.
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