La lotta di 1 anno e mezzo della mamma ungherese per suo figlio si conclude con un tribunale che si schiera con il padre alcolizzato negli Stati Uniti: Adrienn non ha potuto nemmeno dirgli addio

L’appartamento di Budapest di Kovács Adrienn è silenzioso: nessuno gioca più con i giocattoli di Armaan, il bambino di quattro anni (viene chiamato Armin o Armi su varie piattaforme). Il bambino – cittadino ungherese – è stato prelevato dall’asilo nido dalla polizia e “riportato” negli Stati Uniti per vivere con il padre, che lotta con problemi di alcol. Negli ultimi 1,5 anni, sua madre ha accumulato prove dello stile di vita pericoloso dell’uomo, ma il tribunale ungherese ha comunque deciso a favore del padre.
La storia d’amore tra Adrienn e l’uomo americano è iniziata perfettamente: la giovane donna ungherese ha conosciuto il suo partner negli Stati Uniti, hanno avuto il loro figlio Armaan e tutto sembrava andare bene, erano felici. Ma il padre ha iniziato a bere sempre più spesso, è stato sorpreso dalla polizia a guidare in stato di ebbrezza diverse volte, e Adrienn ha sentito che la sicurezza di suo figlio era a rischio, come riporta Blikk.

Fuga a Budapest, poi inizia la battaglia
Alla fine del 2022, con il consenso del padre, mamma e figlio tornarono a Budapest per vivere con i nonni. La situazione è stata tranquilla per sei mesi, poi il padre si è presentato con gli avvocati e ha preteso il ritorno del bambino in modo aggressivo. È persino arrivato a Budapest di persona, presumibilmente ubriaco. Adrienn ha raccolto ogni prova – rapporti di polizia, dichiarazioni di testimoni – ma il tribunale ungherese ha deciso che Armaan doveva stare negli Stati Uniti con suo padre.
La mamma ha fatto appello; non voleva consegnare suo figlio “come un pacco” nello studio di un avvocato. Ma la sua battaglia è stata vana: qualche settimana fa, la polizia si è presentata all’asilo nido.
“Lo hanno praticamente strappato dalle braccia del nonno”, ha ricordato Adrienn, con la voce rotta. “Non ho potuto nemmeno preparare le sue cose; non hanno aspettato che arrivassi. Non ho potuto dirgli addio – ora lo vedo solo su uno schermo”.
Il caso si dirige verso il tribunale degli Stati Uniti – e non le permettono nemmeno di parlare in ungherese con lui
Il caso si sposta ora a New York, dove Adrienn deve dimostrare di non essere un pericolo per il bambino. L’avvocato del bambino l’ha bollata come “rapitrice di bambini”, anche se i documenti dimostrano chiaramente che il padre ha ingannato le autorità.
Gli avvocati le hanno persino suggerito di non parlare in ungherese con Armaan durante le videochiamate, ma solo in inglese e sotto supervisione. Hanno ignorato il fatto che c’è un mandato per il padre per guida in stato di ebbrezza (la polizia lo ha arrestato subito dopo l’udienza), e il giudice ha fatto spallucce. Non hanno permesso ad Adrienn di avvicinarsi alla stazione di polizia, nel caso in cui il bambino l’avesse vista, e non le hanno detto dove si trovava.
La prossima udienza è alla fine di gennaio, e fino ad allora, Armaan rimane con suo padre in America. Adrienn sta tenendo duro: si sta preparando con altre prove per continuare a lottare.
Le foto di Adrienn e di suo figlio sono visibili nell’articolo di Blikk.

