L’azienda energetica ungherese Mol progetta segretamente di acquisire il gigante petrolifero serbo sottoposto a sanzioni

Secondo i media locali, l’azienda petrolifera ungherese Mol Nyrt. è in trattative per acquisire una partecipazione dell’11,3% nella compagnia petrolifera serba NIS, attualmente sottoposta a sanzioni statunitensi. La transazione, pur non essendo una partecipazione di controllo, potrebbe cambiare la struttura proprietaria di NIS e potenzialmente alleggerire la pressione delle sanzioni che dovrebbero essere rivalutate entro il 25 novembre.
Se Mol completa l’acquisto, la proprietà di maggioranza di NIS passerebbe a investitori non russi, combinando la partecipazione dello Stato serbo al 29,87%, gli azionisti di minoranza al 13,9% e Mol all’11,3%, per un totale del 55,07%. Questo ridurrebbe Gazprom Neft, l’azionista di maggioranza sanzionato, al 44,93%. Gazprom Neft è la divisione petrolifera di Gazprom, più piccola delle maggiori compagnie petrolifere russe ma di dimensioni significative, secondo Telex.

Mol è interessato solo ad una partecipazione di controllo?
Gli esperti avvertono che questo accordo potrebbe servire principalmente come soluzione alle sanzioni statunitensi, piuttosto che come acquisizione strategica. L’analista petrolifero di Erste, Tamás Pletser, ha descritto la partecipazione dell’11,3% come una “soluzione ipocrita” senza un vero senso commerciale, notando che Mol sarebbe probabilmente interessata solo ad una partecipazione di controllo. Ha anche messo in guardia dallo scetticismo americano nei confronti di tali accordi, con il potenziale di ulteriori sanzioni se gli Stati Uniti percepiscono i tentativi di aggirare le restrizioni.
I media serbi Nin.rs riferiscono che una delegazione russa è attesa a Budapest il 15 novembre per discutere la questione, mentre Belgrado è anche impegnata in colloqui paralleli con gli Emirati Arabi Uniti. La raffineria NIS di Pančevo opera ancora con riserve strategiche di petrolio, ma subisce pressioni a causa delle sanzioni statunitensi che vietano gli affari con NIS e limitano i metodi di pagamento come Visa e Mastercard.
Sfide di approvvigionamento e proprietà
La raffineria, rifornita principalmente attraverso l’oleodotto Janaf dalla Croazia, lavora circa 4,5 milioni di tonnellate all’anno, di cui circa un quarto di provenienza nazionale. Secondo gli analisti, un cambio di proprietà potrebbe aiutare a eludere le sanzioni se NIS diventasse controllata in maggioranza da investitori non russi o se fosse posta sotto la tutela dello Stato, anche se quest’ultima ipotesi rischia di mettere a dura prova i tradizionali legami russo-serbi.
Ci sono anche complessità logistiche nel rifornire altre stazioni di servizio serbe non colpite dalle sanzioni, soprattutto perché la raffineria ungherese del Danubio opera a capacità ridotta a seguito di un incendio. Tuttavia, l’acquisizione di NIS da parte di Mol potrebbe creare sinergie con il mercato regionale e potenzialmente rafforzare la sua posizione nei confronti degli operatori di oleodotti croati.

Sviluppi politici
Un’altra fonte conferma che i colloqui hanno preso slancio dopo la visita del Primo Ministro ungherese Orbán Viktor negli Stati Uniti, dove il Presidente Donald Trump avrebbe promesso all’Ungheria un’esenzione di un anno dalle sanzioni petrolifere russe, scrive Portfolio. Oltre a Mol, gli Emirati Arabi Uniti sono considerati un potenziale acquirente, con lo sceicco Abu Dhabi possibile futuro azionista di maggioranza.
L’acquisto di azioni NIS potrebbe accelerare i piani per un nuovo oleodotto ungherese-serbo, che secondo quanto riferito dovrebbe essere completato entro un anno.
Impatto sulle filiali NIS all’estero
Tuttavia, le filiali di NIS all’estero devono affrontare gravi difficoltà, con 84 stazioni di servizio chiuse in Romania, Bulgaria e Bosnia a causa delle sanzioni, che hanno causato perdite stimate a 350-360 milioni di euro.

