Le norme della CEDU in Ungheria non hanno indagato adeguatamente sugli abusi a sfondo razziale

Bruxelles, 2 aprile (MTI) 1 Martedì la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) si è pronunciata contro l’Ungheria con una sentenza non definitiva, affermando che le accuse di abuso a sfondo razziale di un ricorrente non erano state adeguatamente indagate nel 2011.
La ricorrente, di origine rom, ha intentato la causa contro lo Stato ungherese dopo che quattro uomini avevano insultato lei e i suoi figli fuori dalla loro casa a Gyöngyöspata, nel nord dell’Ungheria, secondo quanto riferito all’epoca, uno degli uomini le si avvicinò portando un’ascia e una frusta, gridando minacce e minacciando di ucciderla.
Durante il periodo dell’incidente, organizzazioni estremiste avevano organizzato marce nell’insediamento dove vivono molti rom e nel villaggio c’era anche una grande presenza della polizia.
Il ricorrente presentò all’epoca una denuncia per istigazione contro un gruppo, ma le autorità abbandonarono il caso un anno dopo.
La CEDU ha stabilito che “c’è stata una violazione dell’articolo 8 della Convenzione a causa delle indagini inadeguate sulle accuse di abuso di matrice razzista del ricorrente”.
Lo Stato ungherese dovrà versare al ricorrente, entro tre mesi dalla data in cui la sentenza diventa definitiva, 4.000 euro per danni non patrimoniali e 3.717 euro per costi e spese, ha affermato la corte.

