L’UE fa pressione sull’Ungheria affinché elimini i massimali dei margini di vendita al dettaglio entro 2 mesi

La Commissione Europea ha formalmente inasprito la procedura d’infrazione contro l’Ungheria per i massimali di margine al dettaglio del governo, richiedendo cambiamenti rapidi e avvertendo che le regole potrebbero essere annullate dalla Corte di Giustizia dell’UE.
In due pareri motivati inviati a Budapest questa settimana, la Commissione ha sostenuto che le restrizioni dell’Ungheria sui margini di profitto per i prodotti alimentari e farmaceutici discriminano i rivenditori di proprietà straniera e distorcono la concorrenza nel mercato nazionale, scrive Portfolio. Il Governo ha ora due mesi di tempo per rispondere e modificare la legislazione. Se non lo farà, Bruxelles potrebbe deferire il caso alla Corte, che potrebbe obbligare l’Ungheria a riscrivere le regole.

Bruxelles: Le regole discriminano i rivenditori stranieri
La Commissione contesta l’attuale sistema, introdotto nel marzo 2025, che stabilisce dei massimali di margine al dettaglio eccezionalmente bassi. Secondo Bruxelles, questi massimali sono così restrittivi che le aziende (soprattutto le catene di supermercati di proprietà straniera) non riescono a coprire i loro costi operativi, costringendole a vendere alcuni prodotti in perdita.
Sebbene le regole siano formalmente applicate a tutti i rivenditori, i relativi obblighi fiscali basati sui ricavi colpiscono soprattutto le aziende di proprietà straniera, in quanto la maggior parte delle catene in franchising di proprietà ungherese si trova al di sotto della soglia e ne è esente. Questo, secondo la Commissione, viola il principio di non discriminazione dell’UE, imponendo oneri sproporzionati alle aziende di altri Stati membri.
La Commissione ha anche avvertito che questa politica comporta dei rischi per il mercato del lavoro ungherese, notando che la stragrande maggioranza dei dipendenti delle catene di vendita al dettaglio interessate sono cittadini ungheresi. Qualsiasi pressione finanziaria su queste aziende potrebbe quindi mettere in pericolo i posti di lavoro nazionali.
Il Governo ungherese ha precedentemente difeso la misura sostenendo che i limiti di margine limitano semplicemente i profitti dei rivenditori. Bruxelles ha respinto questa argomentazione, affermando che l’intervento non può essere giustificato da obiettivi di interesse pubblico e costituisce un’intrusione eccessiva nelle operazioni di mercato.

Contesto dell’inflazione: L’UE sottolinea le distorsioni
La procedura di infrazione procede in un momento in cui la banca centrale ungherese ha riferito che l’inflazione è tornata al range target del 3 ±1% a novembre, per la prima volta in un anno. Gli analisti attribuiscono ampiamente questo miglioramento a una serie di politiche di restrizione dei prezzi, tra cui i massimali di margine e il congelamento volontario dei prezzi. Senza queste misure, l’inflazione avrebbe potuto essere più alta di circa 1,5 punti percentuali, secondo le stime.
Tuttavia, la Commissione sostiene che i margini artificialmente compressi non sono né sostenibili né conformi al diritto comunitario. Ha inoltre sottolineato che le restrizioni devono essere necessarie, proporzionate e prive di discriminazione: criteri che ritiene che il quadro ungherese non soddisfi.

Risposta del Governo: “Bruxelles difende le multinazionali
Il Ministero dell’Economia Nazionale ha rilasciato una dichiarazione molto dura dopo l’annuncio della Commissione, accusando Bruxelles di schierarsi con le multinazionali a spese dei consumatori ungheresi.
“Oggi è diventato chiaro che Bruxelles continua a rappresentare gli interessi delle multinazionali e mira a estrarre più denaro per finanziare l’Ucraina e la guerra”, ha detto il Ministero, aggiungendo che il Governo è pronto a difendere la politica di taglio dei margini in tutto il procedimento dell’UE.
Azione separata dell’UE sulla libertà dei media
In una mossa parallela, la Commissione ha anche avviato una procedura d’infrazione separata contro l’Ungheria, citando la Legge europea sulla libertà dei media, entrata in vigore l’8 agosto 2025.
Bruxelles sostiene che la legislazione ungherese non riesce a prevenire le interferenze politiche nel lavoro dei giornalisti e dei media e non protegge adeguatamente le fonti giornalistiche o le comunicazioni riservate. Inoltre, critica la mancanza di garanzie giudiziarie efficaci nei casi di violazione di questi diritti.

