L’Ungheria è tra i primi 10 Paesi europei per consumo di notizie dai social media, ma la fiducia rimane bassa

L’Ungheria si è classificata tra i dieci Paesi europei che fanno maggiore affidamento sui social media per le notizie, rafforzando un cambiamento regionale nelle abitudini di consumo delle notizie che privilegia la velocità e l’accessibilità rispetto al controllo dei media tradizionali, come dimostra una recente ricerca.

Un nuovo studio indice di Aura Print, basato sui dati 2025 del Digital News Report del Reuters Institute, colloca l’Ungheria al settimo posto in Europa per la percentuale di popolazione che si rivolge a piattaforme come TikTok e YouTube per tenersi aggiornata sugli eventi attuali. Secondo lo studio, l’11% degli ungheresi utilizza TikTok come fonte di notizie, mentre il 27% preferisce YouTube. Questa preferenza per i social media assegna all’Ungheria un punteggio di 64,4 su 100, a pari merito con Francia e Croazia.

La classifica europea più ampia è guidata dalla Romania, dove il 31% utilizza YouTube per le notizie e quasi un adulto su quattro si rivolge a TikTok, seguita da vicino da Serbia e Grecia. Al contrario, l’Irlanda completa la top 10, con un coinvolgimento complessivo inferiore.

La tendenza mostra che l’immediatezza dei social media e la varietà di argomenti di notizie esercitano un forte appeal, soprattutto sul pubblico più giovane. Infatti, in tutta Europa, il 44% dei giovani tra i 18 e i 24 anni cita le piattaforme sociali come fonte primaria di notizie. Tuttavia, gli esperti di media avvertono degli aspetti negativi. Come nota un portavoce di Aura Print, “Sebbene sia comodo, ottenere le notizie principalmente dai social media non è consigliabile, in quanto potrebbero essere fornite informazioni fuorvianti o addirittura non veritiere. Gli algoritmi possono creare delle bolle di filtraggio, esponendo gli utenti solo a punti di vista simili e limitando una comprensione più ampia”.

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Fonte: depositphotos.com

Fiducia ed evitamento: Il panorama delle notizie in Ungheria nel contesto europeo

Scavando più a fondo, il Digital News Report evidenzia un’altra sfida chiave: la diminuzione dei livelli di fiducia del pubblico nelle istituzioni giornalistiche, soprattutto nell’Europa dell’Est. In Ungheria, la fiducia nelle notizie è scesa ad appena il 22%, uno dei tassi più bassi in Europa, insieme alla Grecia. Questa cifra così bassa segnala sia lo scetticismo diffuso che la crescente difficoltà per le testate giornalistiche affidabili di farsi largo tra il rumore dei contenuti online in rapida circolazione e della disinformazione.

Non solo la fiducia è bassa, ma una quota sostanziale di ungheresi considera anche i politici una fonte significativa di disinformazione; il 54% identifica i principali politici nazionali come la minaccia numero uno all’integrità delle notizie, paragonabile a Serbia e Slovacchia. Quasi un ungherese su tre ritiene inoltre che i giornalisti stessi contribuiscano alla diffusione di falsità, un sentimento che riecheggia in altri Paesi dove la percezione della partigianeria dei media è elevata.

Nonostante queste preoccupazioni, l’evitamento delle notizie tradizionali non è così pronunciato in Ungheria come in alcuni Paesi vicini. Ad esempio, la Bulgaria si distingue con il 63% degli intervistati che affermano di evitare attivamente le notizie, mentre in Ungheria il problema appare meno acuto, ma è comunque preoccupante per l’industria delle notizie.

L’ascesa dei media alternativi e l’influenza dei giovani

Il rapporto sottolinea come le piattaforme social e video-first stiano rapidamente superando i media tradizionali non solo per l’accesso, ma anche per l’influenza. Un ambiente di notizie online frammentato e popolato da “personalità”, YouTubers e TikTokers sta cambiando le regole: i politici populisti e la partigianeria spesso prosperano in questo nuovo ecosistema, spesso superando il giornalismo tradizionale in velocità, portata e controllo della narrazione.

L’Ungheria, con il suo ambiente mediatico polarizzato e i dibattiti in corso sulla libertà di stampa, rispecchia e modella questi modelli europei. Se da un lato i social media forniscono un canale vitale per le voci alternative – a volte sfidando le narrazioni dello Stato e spingendo l’impegno creativo con i consumatori di notizie più giovani – dall’altro rischiano di aumentare la polarizzazione politica e di consentire una facile diffusione della disinformazione.

La strada da percorrere

Per l’Ungheria e i suoi vicini, la sfida è chiara: ricollegare un pubblico sempre più scettico e selettivo con un giornalismo affidabile e basato su prove, imparando al contempo dal dinamismo e dall’accessibilità del social-first storytelling. Poiché le piattaforme sociali continuano a reinventare il modo in cui le notizie vengono scoperte, condivise e discusse, trovare il modo di fondere i punti di forza dei vecchi e dei nuovi media può rivelarsi il percorso più efficace per costruire la fiducia e mantenere i cittadini informati in un mondo complicato e in continua evoluzione.

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