L’Ungheria ha intentato una causa contro la decisione del Consiglio dell’UE sugli aiuti all’Ucraina

L’Ungheria ha intentato una causa contro la decisione del Consiglio dell’Unione Europea presso il Tribunale di Lussemburgo. Il governo ungherese sostiene che è illegale destinare quasi tutti i rendimenti dei beni della banca centrale russa congelati al sostegno dell’Ucraina. La causa legale potrebbe durare anni, ma potrebbe costituire un precedente per le decisioni future.
L’Ungheria avvia una causa legale
Come riportato da Portfolio, l’Ungheria ha presentato un’istanza al Tribunale di Lussemburgo contestando le decisioni del Consiglio dell’Unione Europea e del Fondo Europeo per la Pace (EPF). Il Governo contesta il fatto che i rendimenti dei beni congelati della banca centrale russa vengano utilizzati quasi interamente (99,7%) per il sostegno militare all’Ucraina.
Secondo l’Ungheria, la risoluzione del Consiglio adottata nel maggio 2024 e la decisione di attuazione dell’EPF del febbraio 2025 violano i principi fondamentali dell’UE di legalità decisionale. La causa ufficiale è stata avviata il 25 agosto, quando il caso è stato inserito nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Sebbene il procedimento sia solo in una fase iniziale, l’esito potrebbe avere implicazioni di vasta portata per la futura applicazione dei diritti di veto.
Miliardi in gioco
La posta in gioco è alta: circa 200 miliardi di euro di beni russi sono congelati negli Stati membri dell’UE, generando rendimenti annuali di 3-5 miliardi di euro. Secondo i regolamenti attuali, queste risorse sono destinate in parte al sostegno militare e in parte a obiettivi civili.
Finora, l’EPF ha assegnato più di 11 miliardi di euro all’Ucraina, e si potrebbe aprire una fonte permanente di entrate. Tuttavia, l’Ungheria obietta che il suo voto non è stato preso in considerazione nel processo, in quanto non è stato considerato uno “Stato membro contribuente”. La parte ungherese sostiene che questo viola le procedure decisionali codificate nei trattati fondamentali dell’UE.
Conseguenze politiche e legali
Il peso politico del caso è notevole. Negli ultimi anni, l’Ungheria ha ripetutamente esercitato il suo potere di veto sui pacchetti finanziari a sostegno dell’Ucraina, compreso il pacchetto di aiuti da 50 miliardi di euro approvato alla fine del 2023. Di conseguenza, diversi Stati membri hanno cercato meccanismi per aggirare gli ostacoli creati dal processo decisionale unanime.
Secondo il servizio giuridico del Consiglio europeo e la posizione della maggioranza, l’utilizzo dei proventi dei beni congelati non costituisce un nuovo impegno di bilancio, quindi non richiede l’approvazione all’unanimità. Se il tribunale si schiera con l’Ungheria, le future decisioni del Consiglio di questo tipo potrebbero essere soggette a un controllo legale più severo.
Processo lungo in vista
Il procedimento davanti al Tribunale potrebbe durare anni. Alla fase scritta seguirà il parere dell’Avvocato Generale, poi le udienze e infine la sentenza, con possibili ricorsi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Nel frattempo, la decisione contestata rimane in vigore, consentendo un sostegno continuo finanziato dai rendimenti degli asset.
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