Orbán si mette da parte: Le sanzioni non necessitano più dell’approvazione dell’Ungheria grazie al nuovo meccanismo di emergenza dell’UE

L’Unione Europea ha approvato un meccanismo legale di emergenza che elimina di fatto la possibilità per l’Ungheria di porre il veto a future estensioni delle sanzioni contro la Russia. La decisione, adottata da una chiara maggioranza di ambasciatori dell’Unione Europea giovedì, segna una delle risposte istituzionali più significative alle lunghe dispute interne del blocco sul sostegno all’Ucraina.
Poteri di emergenza per mantenere congelati 210 miliardi di euro di beni russi
In base alle nuove regole, la Commissione Europea avrà l’autorità di mantenere congelati i beni statali russi fino a quando Mosca non porrà fine alla sua guerra in Ucraina e non pagherà le riparazioni. I beni, per un totale di circa 210 miliardi di euro e detenuti in gran parte presso Euroclear in Belgio, fanno parte di un piano più ampio dell’UE per fornire all’Ucraina un prestito sostenuto da risarcimenti, secondo quanto riportato da Politico.
In precedenza, le sanzioni contro la Russia dovevano essere rinnovate all’unanimità ogni sei mesi. Ciò consentiva a qualsiasi singolo Stato membro, compresa l’Ungheria, di bloccare le estensioni e potenzialmente innescare la restituzione dei fondi russi congelati. Se ciò dovesse accadere dopo che l’UE ha emesso un prestito sostenuto da questi beni, gli stessi Stati membri potrebbero essere tenuti a rimborsare la Russia. Il nuovo meccanismo elimina questo rischio.
La Presidenza danese del Consiglio ha annunciato che gli ambasciatori hanno concordato una proposta riveduta dell’Articolo 122 e hanno avviato una procedura scritta per l’adozione finale. L’Articolo 122 dei Trattati UE consente di adottare misure eccezionali in situazioni di crisi che interessano più Stati membri, tipicamente in caso di gravi interruzioni dell’approvvigionamento energetico o di gravi shock economici.
Secondo il testo legale visionato da Politico, i poteri di emergenza rimarranno in vigore fino a quando la Russia non porrà fine alla sua aggressione contro l’Ucraina e si impegnerà a pagare un risarcimento.
Un colpo ai governi amici del Cremlino
La modifica legale mina significativamente le prospettive di un futuro compromesso con la Russia che includa il rilascio dei beni congelati: un’idea sostenuta dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ma osteggiata dalla maggior parte dell’Europa.

Inoltre, limita l’influenza dei governi con stretti legami con il Cremlino, come l’Ungheria e la Slovacchia, che si sono ripetutamente opposti alle misure a livello europeo volte a sostenere l’Ucraina o a penalizzare la Russia.
Bruxelles sostiene che la liberazione dei beni causerebbe un grave danno economico al blocco e potrebbe incoraggiare la Russia a compiere attacchi ibridi in tutta Europa.
Il Governo ungherese condanna la decisione come “giuridicamente errata”.
Il Governo ungherese ha criticato aspramente la mossa dell’UE, definendola “senza precedenti” in una dichiarazione condivisa su X. Budapest sostiene che l’UE ha aggirato il processo decisionale unanime standard e si è basata su quella che considera una base legale inadeguata.
Secondo la posizione ungherese, la Commissione Europea e diversi Stati membri hanno cercato sempre più di riclassificare le sanzioni come misure che non richiedono l’unanimità. Tuttavia, l’Ungheria sostiene che queste rimangono decisioni di politica estera, che rientrano nelle regole che richiedono esplicitamente l’approvazione all’unanimità.
Il Governo sostiene inoltre che la decisione ignora le precedenti sentenze della Corte di Giustizia Europea, che consentono di derogare all’unanimità solo in caso di “minaccia reale e immediata”: cosa che Budapest sostiene che l’UE non ha dimostrato.
L’Ungheria avverte che la mossa potrebbe avere gravi conseguenze geopolitiche, peggiorando le relazioni UE-Russia e complicando i futuri negoziati di pace. Ha anche indicato che potrebbe impugnare la decisione presso la Corte di Giustizia Europea.
Il Primo Ministro slovacco Robert Fico ha scritto separatamente al Presidente del Consiglio Europeo António Costa per esprimere la sua opposizione a qualsiasi accordo che coprirebbe indirettamente le future spese militari dell’Ucraina.

