Una città perduta della Via della Seta potrebbe essere emersa sulle alture dell’Uzbekistan

Le rovine di una città medievale perduta sono emerse sulle alture dell’Uzbekistan, che i ricercatori ritengono possa essere identica alla città medievale di fusione del ferro, nota nelle fonti storiche come Marsmanda, un tempo forse uno dei centri industriali più importanti lungo la Via della Seta.
Durante recenti scavi archeologici nelle regioni montuose dell’Uzbekistan, i ricercatori hanno scoperto tracce di una città perduta da tempo, che può essere identificata con la città medievale di Marsmanda, che lavorava il ferro. Si ritiene che l’insediamento, abitato tra il VI e l’XI secolo, abbia svolto un ruolo chiave nella rete commerciale della Via della Seta, riporta Smithsonian Magazine.
Quattro settori scoperti
I resti dell’insediamento si trovano a circa 2.000 metri sul livello del mare. Durante gli scavi, gli archeologi hanno rilevato un’area di circa 300 ettari, che hanno poi diviso in quattro settori chiaramente distinguibili.
Di particolare rilievo è un’area di 52 ettari che contiene tre edifici fortificati collegati da una terrazza. Nel complesso, i resti architettonici suggeriscono che la città potrebbe essere stata abitata ininterrottamente per circa 500 anni.
La lavorazione del ferro ha dato alla città perduta la sua importanza
Gli edifici centrali dell’insediamento erano costruiti in terra battuta, con muri spessi più di un metro, e in diversi punti contenevano grandi forni e scorie lasciate dai processi metallurgici. L’analisi al radiocarbonio data i primi strati al VI secolo, con modifiche successive apportate durante il VII-VIII secolo.
In base alle strutture di lavorazione del ferro e dell’acciaio scoperte, è molto probabile che la città funzionasse come un importante centro industriale. Armi, attrezzi agricoli e accessori per cavalli venivano prodotti con il ferro, tutti elementi di grande importanza per gli imperi della steppa dell’Asia centrale, tra cui gli Sciti, gli Unni e i Mongoli.
La produzione di ferro a Marsmanda ha avuto un ruolo eccezionale nello sviluppo della Via della Seta, una rotta commerciale che si estendeva dalla Cina al Mediterraneo e dallo Sri Lanka alla Siberia. I prodotti industriali della città e il commercio locale rifornivano non solo le grandi città vicine, come Samarcanda, ma erano anche vitali per l’intero sistema commerciale della regione.

L’insediamento era probabilmente abitato da musulmani
La città perduta conteneva più di 150 edifici e la sua popolazione poteva raddoppiare durante l’estate, quando i pastori nomadi soggiornavano temporaneamente nell’area. I cimiteri scavati contengono circa 650 tombe, una delle aree di sepoltura più significative tra gli insediamenti medievali di montagna.
La disposizione delle tombe e i vari riti di sepoltura indicano che la maggior parte degli abitanti era musulmana, anche se si possono rilevare tracce di tradizioni religiose precedenti.
La tomba di un cavaliere ha suscitato il più grande stupore
Tra i reperti archeologici ci sono strumenti metallurgici, punte di freccia, coltelli, pugnali, orecchini di bronzo e vasi di porcellana e ceramica, ma la scoperta più importante è stata la tomba di un guerriero a cavallo.
Accanto al soldato e al suo cavallo, sono stati sepolti vari oggetti – tra cui monete, armi e bottoni con simboli di clan – che suggeriscono l’esistenza di una società ben organizzata e gerarchica nella città, dove lavoratori del ferro e dell’acciaio, pastori, agricoltori e commercianti vivevano in stretta simbiosi.
La scoperta della città perduta è particolarmente significativa perché sfida l’immagine tradizionale dei pastori nomadi dell’Asia centrale come comunità marginali. L’esempio di Marsmanda dimostra invece che le comunità di montagna erano società integrate e altamente sviluppate, che svolgevano un ruolo vitale nelle reti economiche e industriali della Via della Seta.
Immagine in evidenza: depositphotos.com

