Il presidente rumeno Iohannis lancia un attacco aperto contro i diritti linguistici delle minoranze nazionali

Secondo il comunicato stampa del Servizio di aiuto legale per i diritti delle minoranze di Mikó Imre, dopo che i partiti di opposizione hanno attaccato il nuovo codice amministrativo, questa settimana il presidente Klaus Iohannis ha anche rinviato la suddetta legge per la revisione alla Corte costituzionale, una legge che comprendeva diverse disposizioni intese a garantire i diritti linguistici per le minoranze nazionali.

Come abbiamo accennato nelle nostre precedenti newsletter, il nuovo Codice amministrativo era stato approvato in Parlamento ed era in attesa di essere firmato dal Presidente Klaus Iohannis, che ha recentemente diffuso un documento di 100 pagine, in cui ha sollevato preoccupazioni riguardo a diverse disposizioni del nuovo codice, Tra l’altro, il Presidente ha anche messo in dubbio la legalità di alcuni degli articoli relativi all’uso della lingua materna da parte delle minoranze nazionali.

Invocando ripetutamente il fatto che l’unica lingua ufficiale nel paese è il rumeno, il Presidente si è espresso contro diritti linguistici come, ad esempio, i segnali stradali bilingui.

Ciò nonostante il Consiglio d’Europa menzioni regolarmente l’uso della segnaletica stradale bilingue nelle sue raccomandazioni per Romania. Iohannis ha inoltre contestato una disposizione del nuovo codice secondo la quale in un’unità amministrativa con una significativa comunità minoritaria, i funzionari che lavorano nelle istituzioni pubbliche sono tenuti a parlare la lingua di quella minoranza. Inoltre, la nuova legislazione contiene un articolo che afferma espressamente che nei comuni in cui una comunità minoritaria non raggiunge la soglia del 20%, e quindi l’applicazione dei diritti linguistici sopra menzionati e di altri non è richiesta dalla legge, l’attuazione di queste disposizioni non è tuttavia vietata. Questa precisazione è stata molto importante dato che nel corso degli anni le autorità si sono spesso opposte alle risoluzioni dei consigli locali che miravano ad estendere i diritti linguistici, proprio sulla base del fatto che non sono richiesti dalla legge.

Non solo il Presidente si sta posizionando fermamente contro l’ampliamento dei diritti linguistici per le minoranze, ma sta anche mettendo in discussione le pratiche già esistenti. Nel suo ragionamento ha espresso preoccupazione per un procedimento diffuso in aree in cui la maggioranza della popolazione è ungherese, vale a dire il fatto che le riunioni dei consigli locali possono essere condotte nella lingua di una minoranza, prevedendo l’interpretazione simultanea per i consiglieri rumeni. Pertanto, una potenziale sentenza a favore delle obiezioni del Presidente non solo fermerebbe il processo di aggiornamento dei diritti delle minoranze in Romania, ma riporterebbe la questione indietro di diversi decenni.

Reagendo alle obiezioni del Presidente riguardo a queste disposizioni, Attila Cseke, capogruppo del Senato l’alleanza Democratica degli Ungheresi in Romania (RMDSZ) dichiarato che

le disposizioni controverse del nuovo codice “ compaiono in numerosi accordi UE e trattati internazionali ratificati dalla Romania, nonché nelle raccomandazioni del Consiglio d’Europa.

Quindi secondo il Presidente non c’è bisogno di promuovere l’uso delle lingue minoritarie in Romania, per di più, anche i diritti che sono stati stipulati dalla legge da 17 anni a questa parte dovrebbero essere tagliati.”

Pur riconoscendo che il Presidente ha il diritto costituzionale di bloccare un atto legislativo sollevando le sue preoccupazioni alla Corte Costituzionale, in questo documento recentemente pubblicato le parti relative a chiarimenti ed emendamenti perfettamente ragionevoli riguardanti l’uso della lingua materna da parte delle minoranze nazionali non possono essere interpretato come altro che un affronto ai diritti linguistici fondamentali.

Foto: https://www.facebook.com/klausiohannis/

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