I ministri dell’UE hanno raggiunto un compromesso sulla modifica della direttiva sui lavoratori distaccati

Si è raggiunto un compromesso rispetto alle linee principali della modifica della normativa relativa ai lavoratori distaccati in occasione della riunione di lunedì dei Ministri dell’UE responsabili dell’occupazione e degli affari sociali tenutasi a Lussemburgo, secondo il Ministro di Stato Szabolcs Takács, la delegazione ungherese è riuscita a tutelare gli interessi del settore dell’autotrasporto.

Al termine dei colloqui che si sono svolti fino a tarda notte, i partecipanti hanno adottato a maggioranza qualificata il cosiddetto approccio generale riguardo alla direttiva sui lavoratori distaccati, in base al quale il Consiglio composto dai governi degli Stati membri può avviare consultazioni con il Parlamento Europeo.

Takács ha dichiarato: a nome dei paesi del Visegrád il governo ungherese ha avanzato una serie di proposte di“constructive” alle quali hanno aderito diversi Stati membri, ma queste sono state accettate solo parzialmente e, di conseguenza, l’Ungheria insieme ad altri sei paesi non ha votato a favore la decisione del Consiglio alla fine.

Il Commissione europea ha presentato le sue proposte di emendamento lo scorso marzo, in base alle quali ai lavoratori distaccati si applicherebbero le stesse norme per quanto riguarda i salari e le condizioni di lavoro dei locali, secondo i critici ciò inciderebbe negativamente su diversi Stati membri che aderiranno tardivamente.

Secondo il compromesso ora raggiunto, i termini del diritto del lavoro del paese destinatario si applicherebbero dopo 12 mesi, e questo limite di tempo potrebbe essere prorogato di ulteriori sei mesi in un’occasione La proposta originaria della Commissione prevedeva 24 mesi, ma secondo quanto riportato dalla stampa, la Francia ha esercitato forti pressioni per la riduzione di questo limite di tempo.

Uno dei punti più importanti del compromesso è che le disposizioni di questo emendamento non influenzeranno il settore dei trasporti poiché verranno adottate norme separate per regolamentare tale settore.

I Ministri hanno inoltre convenuto che dopo la conclusione del compromesso, gli Stati membri avranno tre anni per recepire i nuovi regolamenti nelle rispettive legislazioni nazionali, e tali regolamenti entreranno in vigore un anno dopo.

Takács ha affermato dopo la riunione del Consiglio che, secondo la loro argomentazione, gli autotrasportatori non sono distaccati, ma lavoratori mobili, e la logica impone che a loro si applichino regole diverse. Come ha affermato, ciò è stato accettato da tutti gli Stati membri e, di conseguenza, gli autotrasportatori potranno continuare le loro attività a condizioni invariate.

“Crediamo che sia un grande risultato continuare i colloqui sul settore dei trasporti fino a quando non sarà raggiunto un compromesso accettabile per tutte le parti”, ha sottolineato il Ministro aggiunto per gli Affari europei presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sottolineando che nel corso di di questi colloqui il Governo “ continuerà a sviluppare la propria posizione in consultazione con gli attori economici ungheresi interessati”.

Ha aggiunto: la modifica della direttiva è all’ordine del giorno delle riunioni del Consiglio tenutesi a diversi livelli per 19 mesi il che dimostra ampiamente la complessità della questione e il suo impatto sul funzionamento del mercato unico.

La commissaria per l’Occupazione Marianne Thyssen ritiene che sia stata raggiunta una tratta di compromesso equilibrata che crei regole giuste per tutti.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha accolto con favore il compromesso“ambitious” su Twitter che, come ha scritto, si tradurrà in più protezione e meno abusi.

Ai sensi della normativa attualmente in vigore, i datori di lavoro non sono obbligati a pagare ai propri lavoratori distaccati più del salario minimo applicabile nel paese destinatario

e questi ultimi quindi spesso ricevono una retribuzione inferiore per lo stesso lavoro rispetto ai locali, il che può, come sostenuto dalla Commissione europea, avere un effetto distorsivo sulla concorrenza.

Coloro che si oppongono alla proposta originaria ritengono, tuttavia, che la questione non rientri nella competenza dell’UE, ma nella competenza degli Stati membri e, inoltre, le modifiche avviate dalla Commissione costituirebbero un ostacolo alla libertà di fornitura dei servizi e costringerebbe i dipendenti dei paesi dell’Europa centrale e orientale a uscire dal mercato unico.

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