Nonostante il divieto del governo, il Budapest Pride attira una folla record – Molti lo vedono come un segno dell’imminente caduta di Orbán

Il Budapest Pride di quest’anno ha scatenato reazioni nazionali e internazionali senza precedenti: mentre decine di migliaia di persone hanno marciato per i diritti LGBTQ+ nonostante il divieto del governo, i principali media mondiali hanno inquadrato l’evento come una manifestazione politica.
Risposta internazionale
Come ha riferito Telex, i principali media internazionali hanno notato che migliaia di persone hanno partecipato al Budapest Pride, sfidando il divieto del governo ungherese. Secondo Reuters, la parata si è trasformata in una protesta contro il Primo Ministro Viktor Orbán, anche se il Ministro della Giustizia Bence Tuzson ha minacciato gli organizzatori fino a un anno di prigione.
Il quotidiano spagnolo El País e il francese Le Monde hanno entrambi sottolineato che il Budapest Pride è cresciuto oltre la tradizionale marcia per i diritti LGBTQ+, diventando un simbolo dei diritti umani fondamentali. L’italiano La Repubblica ha trasmesso l’evento in diretta streaming, mentre il New York Times e il Guardian hanno evidenziato le sfumature politiche, indicando l’indebolimento del sostegno al partito Fidesz al potere e le crescenti tensioni in vista delle elezioni del 2026 come possibili motivi alla base del tentato divieto. Anche la BBC e la CNN hanno coperto l’evento, sottolineando la crescente importanza internazionale del Budapest Pride.

Viktor Orbán risponde al Budapest Pride
Secondo Index, il Primo Ministro Viktor Orbán si è rivolto alla marcia del Pride il giorno successivo. In un post condiviso nel gruppo chiuso di Facebook Club of Fighters, ha affermato che l’evento è stato organizzato “su ordine di Bruxelles” e lo ha descritto come un attacco alla sovranità dell’Ungheria. Ha affermato che la marcia rappresentava la base politica del Partito Tisza, della Coalizione Democratica (DK) e del sindaco di Budapest Gergely Karácsony.
Nonostante la grande affluenza, Orbán ha sostenuto che si è ridotta a più di tre milioni di persone che hanno votato nel “referendum di genere” del 2022. Ha definito l’evento “ripugnante e vergognoso”, sottolineando le esibizioni di drag, gli uomini con i tacchi alti e gli opuscoli sulla terapia ormonale.

Altri esponenti del governo hanno fatto eco al tono di Orbán. Il Ministro Gergely Gulyás ha affermato che l’opposizione si è “fusa con il Pride”, mentre il capitolo Fidesz di Budapest ha criticato Karácsony per aver sostenuto politicamente e finanziariamente l’evento. In mezzo alle crescenti tensioni politiche, il Budapest Pride ha visto un’affluenza record – gli organizzatori hanno stimato fino a 200.000 partecipanti – che hanno descritto l’atmosfera come pacifica e celebrativa. Gli analisti hanno notato che la giornata non riguardava solo la visibilità LGBTQ+, ma rifletteva anche un riassetto del panorama politico in vista delle elezioni del 2026.
Péter Magyar interviene
Anche Péter Magyar ha risposto con una critica tagliente a Orbán in un post su Facebook. Il leader del Partito Tisza ha soprannominato il Primo Ministro “il Re dell’Orgoglio d’Europa”, osservando che nessun’altra figura ha mai mobilitato una protesta così grande, anche se parzialmente rivolta a se stessa.
Secondo Magyar, Orbán ha perso la sua autorità come Primo Ministro e ora si affida esclusivamente all’incitamento all’odio come strategia politica. Ha sottolineato che la polizia non ha eseguito gli ordini politici di vietare la marcia del Pride, suggerendo che stanno emergendo delle crepe nella struttura di potere del governo. Nel suo post, Magyar ha paragonato la situazione attuale agli ultimi giorni del mandato dell’ex Primo Ministro Ferenc Gyurcsány, citando il deterioramento dei servizi pubblici come la sanità e il trasporto ferroviario. Ha affermato che molti ungheresi stanno semplicemente “contando i giorni” per un cambio di governo.
Viktor Orbán ha perso il controllo?
Secondo un articolo di Szeretlek Magyarország, la manifestazione ha evidenziato che Budapest è politicamente persa per Fidesz per il prossimo futuro, con segnali di calo del sostegno che appaiono anche in altre città. La protesta non ha riguardato solo le questioni LGBTQ+: molti manifestanti per la prima volta hanno detto di essere lì per difendere le libertà civili di base.
Gergely Karácsony è emerso politicamente più forte e, sostenendo la causa del Pride, ha involontariamente sostenuto la posizione di Péter Magyar, impedendo al governo di inquadrare la questione solo contro di lui. L’evento è diventato un’esperienza condivisa e simbolica: molti hanno partecipato apertamente sfidando le minacce, cosa che secondo gli analisti potrebbe innescare un impegno politico a lungo termine. Di conseguenza, Orbán potrebbe aver commesso un errore di calcolo strategico, alienando il centro politico e allineandosi con fazioni radicali che i manifestanti hanno esplicitamente rifiutato.
La leader di DK Klára Dobrev: Orbán non dovrebbe osare attaccare i partecipanti al Pride
La leader della Coalizione Democratica di opposizione Klára Dobrev ha dichiarato lunedì che il Primo Ministro Viktor Orbán “non dovrebbe osare attaccare gli ungheresi che partecipano alla marcia Pride”.
Dobrev ha dichiarato che sabato scorso centinaia di migliaia di persone hanno dimostrato di averne abbastanza del “regime di Orbán” e hanno chiesto libertà, un’Ungheria europea e il diritto di amare liberamente. Ha aggiunto che la folla ha marciato “pacificamente e allegramente” attraverso la capitale e che, dopo una manifestazione così forte, il Primo Ministro “non dovrebbe nemmeno pensare di attaccare, infastidire o multare le persone”.
Ha concluso dicendo che “utilizzerà tutti i forum europei contro di lui e proteggerà gli ungheresi con tutti i mezzi possibili” se Orbán dovesse intraprendere azioni di ritorsione.
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