Péter Magyar arriva a Oradea dopo la marcia “Un milione di passi”: Una svolta nella politica dell’opposizione ungherese – VIDEO

Il leader dell’opposizione ungherese Péter Magyar ha completato una marcia simbolica di una settimana da Budapest alla città rumena di Nagyvárad (Oradea), segnando un momento drammatico nel panorama politico ungherese e segnalando una nuova era di impegno con gli ungheresi etnici oltre i confini del Paese.

L’evento, che ha attirato centinaia di sostenitori e un’attenzione significativa da parte dei media, mostra il crescente malcontento nei confronti del Primo Ministro Viktor Orbán ed evidenzia lo slancio crescente del Tisza Party di Magyar in vista delle elezioni parlamentari del 2026.

Una marcia nata dalla protesta

Péter Magyar, leader del Partito Tisza di centro-destra, ha annunciato la sua marcia “Un milione di passi” il 12 maggio, poco dopo che Orbán aveva indicato che avrebbe potuto collaborare con George Simion, il candidato presidenziale rumeno di estrema destra noto per la retorica e le azioni anti-ungheresi. Le osservazioni di Orbán, pronunciate durante un evento di alto profilo a Tihany, hanno profondamente turbato la comunità etnica ungherese in Romania e hanno spinto Magyar a intraprendere il suo viaggio come dimostrazione di solidarietà e di protesta.

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Magyar ha iniziato la sua marcia dalla Basilica di Santo Stefano di Budapest, dopo aver appena presentato una denuncia legale contro Orbán. Nei dieci giorni successivi, ha viaggiato a piedi attraverso l’Ungheria rurale, impegnandosi con le comunità che tradizionalmente hanno sostenuto Fidesz, il partito al potere di Orbán. La marcia è culminata sabato mattina, quando Magyar e un gruppo sempre più numeroso di sostenitori hanno attraversato il confine ad Ártánd, entrando a Nagyvárad davanti a una folla di oltre mille persone, ha riferito HVG.

Un messaggio di unità e rinnovamento

Nel suo discorso alla tappa finale, Magyar si è rivolto sia agli ungheresi in patria che a quelli che vivono all’estero, dichiarando: “L’era della distruzione, dell’incitamento e della divisione è finita – il conto alla rovescia finale è iniziato!”. Ha accusato Orbán di tradire gli interessi degli ungheresi etnici in Romania per un guadagno politico, paragonando le azioni del primo ministro a quelle dell’ex premier Ferenc Gyurcsány, che nel 2004 si oppose alla doppia cittadinanza per gli ungheresi all’estero.

Il messaggio di Magyar è stato di riconciliazione e speranza: “Siamo arrivati a Nagyvárad in un viaggio di pace e buona volontà. La gentilezza trionferà sulla malizia e sulla provocazione”. Ha sottolineato che la marcia non era finalizzata alla raccolta di voti, ma al ripristino della dignità e della solidarietà della nazione ungherese, sia all’interno che all’esterno dei suoi confini. “Chiunque abbia veramente a cuore la pace deve fare il primo, il secondo e, se necessario, il milionesimo passo”, ha detto, esortando a continuare l’impegno civico.

Impatto politico e risposta pubblica

La marcia di Magyar arriva in un momento di mobilitazione politica senza precedenti in Ungheria. Recenti sondaggi mostrano Tisza in testa a Fidesz tra gli elettori decisi, uno sviluppo straordinario dopo 15 anni di dominio di Fidesz. La marcia stessa è stata una dimostrazione di sostegno di base, con partecipanti che spaziavano da insegnanti e autisti di autobus a giovani e pensionati. Magyar ha osservato che mai prima d’ora così tanti ungheresi si sono sentiti così padroni del loro futuro politico.

Ha anche sottolineato le crescenti fratture all’interno del partito al potere, suggerendo che la presa di Orbán sul potere si sta indebolendo: “La società ungherese ha superato da tempo il punto in cui un potere fallito, intento a salvare il suo bottino rubato, potrebbe davvero agire contro di noi. Anche all’interno del governo, ci sono ministri che cercano di riportare il Primo Ministro alla realtà”.

Mentre l’Ungheria si dirige verso le elezioni del 2026, la marcia ‘Un milione di passi’ potrebbe essere ricordata come il momento in cui l’opposizione ha preso l’iniziativa, offrendo una visione di rinnovamento nazionale e di partenariato europeo. Come ha detto lo stesso Magyar, “Questo percorso non è la fine, ma l’inizio… Può condurci a un’Ungheria e a un’Europa più umane e pacifiche”.

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