Inumano: i medici del carcere ungherese torturano i detenuti con disinfettante al peperoncino

Un caso scioccante è emerso dal carcere di Tiszalök in Ungheria, dove diversi membri del personale medico sono accusati di aver deliberatamente torturato i detenuti utilizzando disinfettante mescolato con peperoncino. Secondo l’accusa, le azioni erano intese come punizione per i detenuti che si rivolgevano ripetutamente alle cure mediche, presumibilmente per scoraggiarli dal gravare l’unità sanitaria del carcere con frequenti reclami.

Punizioni disumane in un carcere ungherese

Il caso coinvolge quattro imputati: un medico del carcere, il capo del reparto medico e altri due membri del personale, riferisce InfoStart. L’accusa sostiene che la dottoressa, con la conoscenza e l’assistenza dei suoi colleghi, ha applicato un disinfettante al peperoncino sui guanti e sugli strumenti medici durante le visite.

In un caso particolarmente inquietante, un detenuto che soffriva di gravi emorroidi è stato sottoposto a un esame rettale e successivamente a una cateterizzazione, entrambi eseguiti con strumenti trattati con la soluzione piccante. Il detenuto ha riferito di un intenso dolore bruciante e di ulteriori complicazioni, che hanno portato a ulteriori visite mediche.

Anche un altro detenuto, che aveva subito lesioni a causa di un’aggressione, è stato trattato con lo spray al peperoncino, questa volta applicato direttamente in bocca, provocando tosse e vertigini. L’accusa sostiene che questi atti andavano ben oltre il disagio normalmente associato alle procedure mediche e costituivano un’inflizione intenzionale di dolore.

Solo un imputato ha mostrato rimorso

Durante l’udienza preliminare presso il Tribunale di Debrecen, uno degli accusati, un ex tenente, ha ammesso il suo ruolo nello schema, compresa la preparazione della miscela di peperoncini. Ha ricevuto una sospensione della pena detentiva dopo aver confessato ed espresso rimorso. Gli altri, tra cui il medico e il direttore del reparto, hanno negato qualsiasi illecito e i loro processi proseguiranno.

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Immagine in primo piano: depositphotos.com

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